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Obbligazioni sovrane per combattere la recessione

Per Candriam, in previsione di un contesto disinflazionistico con crescita rallentata o persino negativa, le obbligazioni sovrane possono offrire un’esposizione al rialzo. Ecco perché

Il recente aumento dell’inflazione, a livelli mai visti negli ultimi decenni, ha influito negativamente sui rendimenti nella maggior parte delle asset class. Gli aumenti dei tassi non erano così marcati da molti decenni. Nel contesto attuale, mentre è sempre più vicina un’ulteriore decisa stretta delle banche centrali, si rischia un considerevole raffreddamento delle economie globali. Con rendimenti a livelli che non si vedevano da dieci anni e rischi di rallentamento macroeconomico all’orizzonte, secondo Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam, questo potrebbe rivelarsi un punto di ingresso molto interessante per le obbligazioni sovrane globali.

“In previsione di un contesto disinflazionistico con crescita rallentata (o persino negativa), le obbligazioni sovrane possono offrire un’esposizione al rialzo in un quadro macroeconomico meno favorevole alla maggior parte delle altre asset class – spiega l’esperto -. I rallentamenti economici tendono a essere accompagnati da un calo e da un appiattimento della curva dei rendimenti, mentre i titoli azionari e del credito sono in sofferenza: tradizionalmente, il debito sovrano è la copertura più efficace contro le recessioni”,

Con gli operatori di mercato non più abituati agli attuali livelli di inflazione e dei tassi d’interesse, si è assistito ad un sell-off generalizzato sui mercati obbligazionari. L’incertezza che molti investitori percepivano nel 2022 riguardo alla ripresa post Covid e ai rischi inflazionistici è stata esacerbata dalla guerra in Ucraina, che ha portato in alcune aree del mercato a un’apprensione ancora maggiore.

“I rendimenti del debito sovrano sono nettamente aumentati dopo il recente sell-off – fa notare Forest -. Nonostante ciò possa aver avuto ripercussioni negative per gli investitori, questo riposizionamento del mercato obbligazionario ha ripristinato le valutazioni su livelli che, a nostro avviso, rendono questa asset class molto interessante, in particolare in una fase di rallentamento economico.I prodotti indicizzati possono sembrare una strategia semplice e a basso costo per incrementare l’esposizione ai tassi. A nostro parere, però, si tratta di un’opportunità persa per sbloccare il potenziale offerto da questa asset class”.

Quanto alla duration, l’esperto osserva che le curve dei rendimenti non solo salgono e scendono, ma possono anche inclinarsi, appiattirsi o invertirsi. “Molti investitori si trovano ad affrontare vincoli che vietano loro di discostarsi significativamente da una data duration nei portafogli, il che può portare a sottovalutare alcuni punti della curva rispetto ad altri”, avverte.

Passando al valore relativo e ai fattori Esg, per Forest, con i titoli del tesoro nazionali non più in grado di rifinanziare il debito in scadenza a tassi sempre più bassi, le dinamiche specifiche degli emittenti sono nuovamente in prima linea. “Negli indici obbligazionari, gli emittenti sono misurati in base all’importo totale dovuto ai debitori, il che può farli orientare verso paesi con profili di debito meno sostenibili – afferma -. In particolare, riteniamo che i fattori Esg siano, oltre ad altre variabili economiche e finanziarie tradizionali, un fattore determinante per la solvibilità di un Paese. Il nostro quadro proprietario di sostenibilità sovrana (o Sovereign Sustainability Framework) si basa sull’analisi di quattro forme di capitale: capitale naturale, capitale umano, capitale sociale e capitale economico”.

Infine le valute. “In genere le economie non si muovono in parallelo ai cicli monetari e di crescita. I tassi di cambio possono essere influenzati dal fatto che alcune banche centrali agiscono in modo più deciso di altre. Noi cerchiamo di identificare quali valute e quali curve dei rendimenti sono più interessanti”, conclude Forest.

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