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Inflazione e caro energia, a rischio 370mila posti di lavoro

Inflazione

È l’allarme lanciato da Confcommercio, secondo cui 120mila imprese potrebbero cessare l’attività. In autunno altra stangata su luce e gas

Non si arresta la corsa sfrenata dei prezzi delle materie prime energetiche e in particolare dell’inflazione, il cui forte aumento è figlio per l’80% proprio dell’impennata del prezzo dell’energia. Confcommercio ha dunque elaborato nuove stime, ben più pesanti rispetto a quanto previsto nell’ultima edizione dell’Osservatorio Energia, secondo cui 120mila imprese del terziario sono a rischio chiusura da qui ai primi sei mesi del 2023, con relativi 370mila posti di lavoro in bilico.

Carlo Sangalli

“I costi dell’energia sono, ormai, da vera emergenza – commenta Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Il nuovo Governo dovrà dare risposte immediate, accelerando soprattutto su Recovery Fund energetico europeo e fissazione di un tetto al prezzo del gas. È vitale tagliare drasticamente il costo dell’energia per tutte le imprese, anche quelle non energivore e gasivore. In caso contrario si rischia di vanificare la ripresa economica di questi ultimi mesi”.

I settori più a rischio

Tra i settori più esposti, il commercio al dettaglio (in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas), la ristorazione e gli alberghi, che hanno avuto aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti, che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi) si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima.

A risentire pesantemente della situazione sono però anche i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell’abbigliamento, nonostante una stagione di saldi marginalmente favorevole.

Complessivamente, la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2021 e più del doppio rispetto al 2019 (14,9 miliardi). È uno scenario purtroppo suscettibile di un ulteriore peggioramento senza interventi specifici e nuove misure di sostegno, e che può portare a una forte frenata all’economia nella seconda parte dell’anno. 

Sotto pressione anche le famiglie

Ma considerando l’autunno nero che si profila all’orizzonte, con nuovi rincari per le tariffe di luce e gas e ulteriori rialzi dei prezzi al dettaglio, “a rischio non sono solo le imprese, ma milioni di famiglie, che a ottobre subiranno da un lato nuovi rincari per le bollette di luce e gas e dall’altro nuovi aumenti dei prezzi al dettaglio – spiega Furio Truzzi, presidente di Assoutenti – Per sopravvivere e sostenere i maggiori costi energetici a loro carico le imprese saranno infatti costrette ad aumentare i listini, gettando benzina sul fuoco dell’inflazione, che salirà ulteriormente”.

Inevitabili poi gli incrementi delle tariffe che scatteranno a ottobre e che aggraveranno la spesa per l’energia proprio nei mesi in cui aumentano i consumi di gas da parte degli italiani, sottolinea Truzzi: “una situazione estremamente pericolosa che deve essere affrontata subito, ricorrendo ai prezzi amministrati per luce e gas così da combattere le fluttuazioni delle quotazioni energetiche e le speculazioni sui mercati, che il prossimo autunno rischiano di mettere in ginocchio l’economia italiana”, conclude.

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