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Banche europee più forti dell’inflazione

certificati Unicredit

Per le 13 big europee, l’aumento dei margini compensa l’incremento dei prezzi. I tassi spingono i ricavi. Insolvenze sotto controllo, ma prosegue la cautela sugli accantonamenti. L’analisi S&P

Per le banche europee di importanza sistemica globale, le G-Sib (Global Systemically Important Banks) l’aumento dei margini compensa l’incremento dell’inflazione. I tassi si interesse hanno infatti spinto i ricavi delle 13 big del Vecchio Continente tra cui c’è anche l’italiana Unicredit. 

È quanto emerge da un report di Standard and Poor’s, nel quale si legge che “la maggior parte delle banche ha registrato una crescita dei ricavi da una a due cifre, con la sola eccezione di Credit Suisse”. Per gli analisti dell’agenzia Usa, la crescita costante dei prestiti e l’aumento dei tassi d’interesse hanno favorito il margine d’interesse e le banche si aspettano che tale trend prosegua. 

Le attività di investment banking hanno registrato un quadro più eterogeneo, con le attività di trading che hanno ottenuto risultati particolarmente positivi grazie all’aumento dei flussi di clienti. I costi operativi sono leggermente aumentati per la maggior parte degli istituti, ma in misura minore rispetto ai ricavi, escludendo costi eccezionali per controversie e ristrutturazioni, il che significa che i ricavi operativi sono positivi e in aumento nella maggior parte dei casi. Le banche stanno inoltre perseguendo programmi di contenimento dei costi, compensando per il momento le pressioni inflazionistiche sui salari e su altre spese non legate agli interessi. 

Le banche, rilevano gli analisti, “non hanno registrato un aumento significativo delle insolvenze. I prestiti Stage 3 rimangono ai minimi storici sul totale dei prestiti, soprattutto dopo l’operazione di clean-up di Unicredit”. 

In prospettiva, secondo S&P, le banche si mantengono caute sull’outlook macroeconomico (aumento dell’inflazione, rallentamento della crescita) e quindi continuano ad accumulare o mantenere buffer di accantonamento a fronte dei crediti in bonis, anche se con minore assiduità nel secondo trimestre rispetto al primo. “Un ulteriore peggioramento dell’outlook potrebbe portare a nuove decisioni di accantonamento nel corso dell’anno”, avvertono gli esperti.

Infine, per quanto riguarda la capitalizzazione, i coefficienti regolamentari basati sul rischio sono perlopiù sottoposti a una moderata pressione, poiché i volumi dei Risk Weighted Assets (RWA) sono aumentati a causa di diversi fattori, tra cui la forte crescita dei prestiti e le modifiche normative. “Inoltre – conclude il report -, i coefficienti di leva finanziaria delle banche dell’Eurozona sono leggermente diminuiti a causa della fine degli sgravi normativi concessi durante la pandemia. Molte banche hanno anche ripreso le distribuzioni di dividendi agli azionisti. Nel complesso, la capitalizzazione è tornata ai livelli pre-Covid e resta solida”.

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