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Dove trovare valore nel debito emergente

Per Mirabaud Am, è il momento dell’individualità, non degli aggregati. Brasile, Messico e Medio Oriente sono tra i mercati più interessanti

“Il debito dei mercati emergenti ha subito forti deflussi quest’anno, poiché sette importanti sfide macro hanno colpito l’asset class. Ciò che potrebbe accadere in seguito dipende dalla visione politica di ognuno; per le opportunità di investimento, invece, bisogna guardate al singolo, non all’aggregato”. Parola di Daniel Moreno, head of emerging market debt di Mirabaud Am, secondo cui i mercati del debito emergente, che raramente sono in condizione di calma piatta, stanno facendo i conti con sette importanti venti contrari.

Il primo è l’invasione russa dell’Ucraina. Su questo tema, Moreno fa notare che la situazione sembra si stia inasprendo e prevede che il conflitto proseguirà per diverso tempo. Secondo vento contrario è la crescente frattura tra produttori e consumatori di petrolio. “Prevediamo che la volatilità dei prezzi del petrolio sarà pari alla turbolenza dei mercati azionari e obbligazionari”, afferma.

Terzo, la carenza di liquidità a livello globale. Questa situazione per l’esperto è stata determinata dai massimi storici nella forza del dollaro Usa e non vi sono segnali di un’inversione di rotta nel breve termine. Quarto ostacolo è la bolla delle banche centrali. “Se si considerano le quattro maggiori banche centrali del G7, il valore combinato degli asset nei loro bilanci è di 25.000 miliardi di dollari. Questa ‘bolla’ di asset sta creando un’enorme distorsione nei mercati globali”, evidenzia.

Quinto problema è costituito da una Cina debole. Sebbene questa debolezza sia una scelta strategica, secondo Moreno, poiché la Cina sta cercando di ripulire il proprio sistema finanziario, sta comunque avendo un impatto significativo sull’intero universo EM. Sesto vento contrario è il sistema finanziario del Regno Unito, per l’esperto vicino al collasso. E infine, settimo ostacolo è il livello di impegno del Fondo Monetario Internazionale. “Circa 90 Paesi stanno attualmente ricevendo finanziamenti dal Fondo in una forma o nell’altra, con un pacchetto di aiuti che ammonta a oltre 170 miliardi di dollari. L’Fmi non è mai stato così impegnato e non c’è alcun segno di rallentamento all’orizzonte”, argomenta.

Qual è l’effetto di questo contesto macro sul debito emergente?

“L’asset class – fa notare Moreno – ha subito deflussi per oltre 70 miliardi di dollari da inizio anno, che si aggiungono a quelli, già significativi, della seconda metà del 2021”.

Cosa può accadere ora?

La politica della Fed è stata probabilmente il principale fattore che ha dato la direzione ai mercati quest’anno, per cui secondo Moreno per un outlook sugli EM è necessario prendere in considerazione l’orientamento della politica monetaria statunitense. “Penso che la politica della Fed sia diventata poco coerente – afferma -: ha esagerato con la risposta alla crisi Covid, ha ignorato l’inflazione per oltre un anno e ora sta ignorando il rischio di recessione. La probabilità di un altro errore politico è elevata. Se questo dovesse manifestarsi e la politica dovesse essere invertita per preservare l’integrità del mercato, ciò potrebbe rivelarsi un catalizzatore positivo per gli asset rischiosi dei mercati emergenti”.

Quali opportunità nel debito emergente?

Moreno non ha dubbi: è il momento dell’individualità, non degli aggregati. “È innegabile che l’universo [del debito emergente] nel suo complesso non sia un buon acquisto, ma dato che ammonta a oltre 30.000 miliardi di dollari Usa distribuiti in più di 80 economie, ci sono sicuramente opportunità specifiche al suo interno – argomenta -. Brasile, Messico e Medio Oriente sono mercati in cui recentemente abbiamo trovato investimenti interessanti. Con la politica della Fed così dominante, anche le valute contano molto in questo momento. Ad esempio, il debito sovrano brasiliano in valuta locale ha guadagnato il 14,3% da inizio anno al 3 ottobre, mentre l’equivalente in valuta forte è sceso del 10,3%. Analogamente, in valuta locale, la Turchia è salita dell’11,4% da inizio anno, mentre il debito in valuta forte è sceso del -7,3%”.

“Le metriche di tutto il mercato sono agli estremi degli ultimi 20 anni. Ciò può essere visto come un allarme o come un’opportunità naturale per aggiungere posizioni di qualità. A nostro avviso, i titoli investment grade di alta qualità e alcuni dei nomi più quotati dell’universo high yield offrono prospettive interessanti”, conclude l’esperto.

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