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Europa, il picco del pessimismo è superato

Per Global X, tra i motivi per essere un po’ più ottimisti c’è la velocità a cui procede la transizione energetica. Ecco perché e su quali società puntare

Nonostante restino importanti sfide macroeconomiche all’orizzonte, ci sono ragioni per credere che il picco di pessimismo sull’Europa sia alle spalle. Ne è convinta Morgane Delledonne, head of investment strategy Europa di Global X, secondo cui un motivo per cui gli investitori potrebbero essere leggermente più ottimisti è la velocità a cui sta procedendo la transizione energetica, con la dipendenza europea dal gas russo ora pari a circa il 9%, in calo rispetto al 40% di prima dell’invasione dell’Ucraina. 

“Le riserve di gas sono ormai vicine al mandato della Commissione di mantenere le riserve al 90%, anche se la maggior parte dei Paesi europei deve ancora risparmiare una quota significativa del proprio consumo di gas per rispettare gli obiettivi”, osserva la Delledonne, sottolineando come nell’economia reale, i consumatori, le aziende e i governi debbano riuscire a far quadrare i conti con un’energia più costosa. 

“Paesi come la Francia, il Portogallo e la Spagna sono in una situazione migliore, perché poco dipendenti dall’energia russa – prosegue -. La situazione è diversa nell’Europa orientale e centrale, ma i Paesi stanno trovando delle soluzioni: la Germania ha presentato un nuovo pacchetto di stimoli, che dovrebbe contribuire a sostenere i consumatori e l’attività delle imprese nei mesi invernali e a migliorare le prospettive europee nel suo complesso”. Lo scenario è invece, a detta della strategist, meno positivo per l’Italia e il Regno Unito, dove l’incertezza politica si somma a quella economica e i rischi fiscali e finanziari sono in aumento. 

Sembrano poi probabili ulteriori misure comuni, tra cui un tetto al prezzo del gas naturale. “Se attuata a livello europeo, questa misura sovvenzionerebbe parzialmente il consumo di energia, alleggerendo il peso per i consumatori e le imprese – afferma la Delledonne -. L’esatta modalità del price cap rimane poco chiara, anche riguardo l’eventualità che vengano toccati i profitti delle aziende produttrici di energia fossile. Inoltre, sono attesi cambiamenti nel sistema di formazione del prezzo, con il disaccoppiamento del gas naturale da altre fonti di energia, tra cui il Gnl, l’eolico, il solare e il nucleare”. 

“Tuttavia – precisa -, è improbabile che l’Ue modifichi drasticamente il meccanismo del mercato energetico europeo, in cui è la fonte energetica più costosa a dettare il prezzo del chilowattora. Secondo questo modello, i produttori di elettricità a basso costo, come le fonti rinnovabili, vendono la loro elettricità al prezzo più alto, che spesso è quello del gas. Questo modello è positivo per i produttori di energia rinnovabile perché può portare a margini elevati: il margine di profitto netto per i produttori green europei è attualmente dell’11,6%, contro il 7,4% del resto del mondo”.

Per la Delledonne, la cosa importante, per gli investitori, è che l’Europa non torni più al mix energetico del 2021. “L’accelerazione verso la sicurezza energetica e la decarbonizzazione ha stimolato numerose iniziative, in particolare RePowerEu, che prevede una rapida implementazione di progetti di energia solare ed eolica combinati con lo sviluppo di idrogeno green, allo scopo di ridurre l’uso di combustibili fossili – spiega -. L’urgenza attuale richiede anche nuove fonti di bilanciamento della rete, attualmente fornite principalmente da combustibili fossili, idroelettrico e nucleare. Altri progetti su larga scala includono studi sulla geotermia e sulla fusione nucleare; inoltre, l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha proposto un programma di ricerca per sviluppare centrali solari commerciali nello spazio”. 

“Si prevede che nel 2050 l’energia solare sarà la principale fonte energetica dell’Ue, con una quota del 40% nel mix energetico – conclude la stretegist -. Consideriamo interessanti le società che producono o gestiscono componenti per le energie rinnovabili come pannelli solari, turbine eoliche, componenti nucleari e idrogeno, viste le ottime prospettive della domanda. Anche materie prime come il nichel, il cobalto e il rame presentano opportunità a lungo termine. Più nell’immediato, l’uranio potrebbe beneficiare della rinnovata attenzione all’energia nucleare”.

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