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Debito emergente, ecco su cosa puntare

Per Jupiter le prospettive per il debito emergente sono migliorate dopo la riapertura della Cina. Le migliori opportunità? In America Latina e Africa, mentre i bond societari sono ancora i più interessanti

Le prospettive per il debito dei mercati emergenti sono molto migliorate dopo la riapertura della Cina. Ne sono convinti Alejandro Arevalo e Reza Karim, gestori del team Jupiter Emerging Markets Debt, per i quali il tasso di crescita in Cina sarà sostenuto dai 4,8 mila miliardi di dollari di risparmi accumulati dai consumatori cinesi durante i lockdown dovuti al Covid e si prevede che aumenti significativamente nei prossimi trimestri. “Se da un lato il rischio di recessione negli Stati Uniti preoccupa, dall’altro c’è un elevato grado di fiducia nella ripresa della crescita in Cina – affermano – il che significa che il Paese potrebbe tornare a essere il motore della crescita globale”. 

E il debito dei mercati emergenti beneficierà di questo fenomeno e sarà probabilmente sostenuto dal range dei rendimenti dei Treasury statunitensi. Ciò ha creato un grande interesse per questa asset class, come dimostrano i solidi afflussi di inizio anno.

“Se si considerano le obbligazioni societarie dei mercati emergenti, escludendo i casi di Russia, Ucraina e Cina, il resto del mondo ha un tasso di default di circa l’1,2% – analizzano Arevalo e Karim -. La leva finanziaria netta sembra piuttosto bassa, pari a 1,2x, vicina ai minimi storici, e offre quindi un solido contesto fondamentale. Anche la liquidità è in buona posizione, con un rapporto di copertura degli interessi pari a 10,5x. Molti emittenti sovrani high yield vedono il loro debito scambiato a prezzi molto minori rispetto al potenziale tasso di recupero in caso di default, pur essendo ancora solvibili”.

“A livello regionale – sottolineano i due gestori -, attualmente stiamo riscontrando le migliori opportunità in America Latina e in Africa, mentre ultimamente abbiamo portato il nostro posizionamento in Medio Oriente in un territorio più neutrale dopo essere stati in sovraccarico nella zona per la maggior parte del 2022″.

Crescita in America Latina

Arevalo e Karim spiegano che la loro scommessa sull’America Latina ha dato buoni risultati. “La crescita ha sorpreso al rialzo e le banche centrali della regione hanno lottato per mantenere la loro reputazione. Messico e Brasile hanno iniziato ad aumentare i tassi prima delle banche centrali dei mercati sviluppati e i tassi reali positivi sono una caratteristica che oggi hanno solo pochi paesi latinoamericani. Quindi, le banche centrali sono vicine alla fine del loro ciclo di inasprimento, l’inflazione sta raggiungendo il suo picco e le bilance commerciali sembrano forti in molti paesi. Per noi questi sono segnali promettenti per il 2023”. 

La maggiore preoccupazione in America Latina è stata la politica, ma anche laddove sono saliti al potere governi meno favorevoli al mercato, per i due gestori i danni in termini di espansione fiscale sono stati finora piuttosto limitati. “Nel 2023 – fanno notare -, l’incognita politica sembra molto più contenuta, dato che l’agenda politica è stata relativamente leggera. Tuttavia, i recenti eventi in Perù e Brasile dimostrano che è sempre necessario agire con cautela”.

“Riteniamo che anche i Paesi africani dell’high yield offrano opportunità interessanti, soprattutto se il contesto diventasse più positivo per i mercati emergenti. Tuttavia, secondo noi, è fondamentale evitare situazioni più complesse, come ad esempio il Ghana”, sottolineano.

I fondamentali del Medio Oriente

Passando al Medio Oriente, qui i prezzi del petrolio hanno favorito paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman, dove si è assistito a un significativo miglioramento dei bilanci fiscali. “Il solo Kuwait – sottolineano Arevalo e Karim – ha visto migliorare il proprio deficit di bilancio di circa il 19% nel corso dell’anno. Le compagnie petrolifere stanno producendo enormi flussi di cassa e la Coppa del Mondo di calcio ha dato slancio agli investimenti. A nostro parere, i fondamentali riflettono già questa situazione e le valutazioni ora sono in gran parte calcolate in base a questi miglioramenti”. 

Pur avendo portato la loro allocazione complessiva a neutrale, i due ritengono che ci siano ancora alcune aree interessanti per gli investitori: settori come quello immobiliare e finanziario, o gli esportatori di energia in ambito high yield, potrebbero beneficiare di effetti di secondo ordine e offrono spread interessanti.

Guardando complessivamente all’asset class del debito dei mercati emergenti, per Arevalo e Karim le obbligazioni societarie sono ancora le più interessanti: il rendimento a scadenza disponibile è ancora piuttosto elevato, mentre la duration dell’asset class rimane contenuta. 

“Riteniamo che le obbligazioni a breve duration compensino gli investitori disposti ad attendere gli sviluppi futuri. Naturalmente ci sono anche dei rischi. Le prospettive di crescita globale richiedono cautela, poiché gli spread potrebbero aumentare in un contesto di recessione; tuttavia, gli entry point ci sembrano interessanti, soprattutto per gli investitori con un orizzonte temporale più lungo. Il rischio di rifinanziamento per gli emittenti più deboli e la geopolitica (soprattutto a Taiwan) sono altri due aspetti che continuiamo a monitorare attentamente”, concludono.

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