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È il momento di puntare sull’high yield in euro

Per SPDR ETFs, le prospettive di un atterraggio morbido sosterranno le esposizioni al segmento del credito. E per chi vuole incrementare leggermente i rischi assunti, gli Etf high yield denominati in euro sono un’opportunità

Man mano che le probabilità che si verifichi una recessione si riducono, gli investitori sembrano più propensi ad assumersi ulteriori rischi. Il contesto economico globale è migliorato, in scia alla riapertura della Cina e al calo dei prezzi dell’energia. Questi sviluppi stanno spingendo i mercati a ritenere possibile un atterraggio morbido, piuttosto che una recessione più estrema. Questa ipotesi sembra essere confermata dai dati europei, che registrano una ripresa degli indici Pmi. Il Fmi prevede ora per l’area euro una crescita dello 0,7% nel 2023.

“Le prospettive di un atterraggio morbido – osserva Francesco Lomartire, head of SPDR ETFs Southern Europe – accompagnato da elevate pressioni inflazionistiche, non rappresentano uno scenario ideale per i titoli di stato e, di conseguenza, i loro rendimenti hanno ripreso una traiettoria al rialzo, invertendo gran parte del rally registrato a inizio 2023. Detto questo, lo scenario è più costruttivo per le esposizioni al segmento del credito. Abbiamo esaminato le esposizioni di tipo investment grade nel Bond Compass del 1° trimestre, ma da questa dinamica di crescita sostenuta si evince che per gli investitori potrebbe essere arrivato il momento giusto per incrementare leggermente i rischi nel credito”.

Maggior focus sulle esposizioni non investment grade

Lomartire fa notare che i flussi negli Etf euro high yield sono di nuovo in aumento, con quasi 400 milioni di dollari di investimenti netti nel 2023. “Ovviamente – precisa – la caratteristica più interessante resta il rendimento: l’indice Bloomberg Liquidity Screened Euro HY offre uno yield to worst superiore al 6,6%. Nonostante il rendimento sia più basso dei massimi toccati di recente,  pari a quasi all’8,5% in termini storici, resta comunque elevato. I rendimenti si attestano su livelli ancora più alti se analizzati dal punto di vista del rapporto rischio/rendimento”.

La combinazione tra l’aumento dei rendimenti e le duration più brevi (sia a causa del sell-off delle obbligazioni, sia perché le emissioni primarie nel 2022 sono state limitate, fattore che ha ridotto la scadenza media dell’indice) ha portato ad un rendimento per anno di duration superiore al 2%. “Rendimenti di questo tipo – fa notare l’esperto – si sono visti molto raramente nell’ultimo decennio e, fino a poco tempo fa, un livello simile è stato raggiunto solamente durante la fase più acuta della pandemia. A ciò si aggiunge il fatto che una parte più consistente del rendimento attualmente viene dalle cedole, i cui rendimenti nel 2022 si sono attestati al 3,88% rispetto al 3,38% del 2021. In effetti, un mercato relativamente stabile potrebbe ancora offrire a chi detiene bond high yield rendimenti decisamente positivi”.

Rendimenti: da assoluti a relativi

Per Lomartire, il rendimento assoluto può avere un certo appeal, ma ciò non significa che esista un potenziale di guadagno sui prezzi. “In effetti – sottolinea – dando anche un’occhiata allo spread con i titoli di Stato sottostanti, emerge che questo si è già notevolmente ridotto rispetto ai massimi toccati a fine estate. Lo spread option-adjusted dell’indice Bloomberg Liquidity Screened Euro HY è attualmente in linea con la media quinquennale, fattore che rende possibile affermare che le probabilità che l’eurozona sperimenti un atterraggio morbido sono già state incorporate nelle valutazioni dal mercato high yield. Tuttavia, questa media è influenzata dalla crisi innescata dal Covid e dalla volatilità degli spread generata dall’incertezza relativa alla pandemia e dalle recenti azioni di politica monetaria restrittiva implementate dalle banche centrali”.

Per l’esperto, quindi, il mercato è stato frettoloso nel prezzare un rallentamento dell’attività molto più sostenuto di quello a cui si è assistito. Ciò si riflette ancora nell’attuale livello degli spread, che appaiono leggermente ampi rispetto al sentiment e hanno spazio per restringersi se l’interesse sul segmento rimane dinamica e la propensione al rischio del mercato si stabilizza. “Anche le metriche che guardano i dati passati stanno resistendo abbastanza bene – aggiunge -. Il rapporto upgrade/downgrade di Moody’s è pari allo 0,6 per gli emittenti non investment-grade europei, mentre il rapporto si attesta all’1,75 per S&P. Si tratta quindi di un quadro leggermente eterogeneo, ma entrambi i valori sono lontani dai minimi registrati nel 2020, quando il COVID ha provocato un’ondata di downgrade”.

“I prezzi degli high yield potrebbero trovare un livello di supporto anche grazie alle limitate emissioni nel segmento. Secondo Fitch Ratings, nel 2022 l’emissione di titoli high yield europei è stato 44,5 miliardi di euro, poco più di un terzo di quanto registrato nel 2021. Sebbene la domanda spesso faccia emergere un’offerta maggiore, Fitch prevede che i livelli di emissione nel 2023 saranno altrettanto bassi”, conclude.

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