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L’inflazione rallenta, ma per le famiglie è stangata da 2.662 euro

A febbraio i prezzi sono saliti del 9,1%, meno del +10% di gennaio. Ma è tutto merito del calo dell’energia: il carrello della spesa è aumentato

Rallenta l’inflazione a febbraio. Stando all’Istat, il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua. In calo dal +10,0% di gennaio e rispetto alla stima preliminare di +9,2%. 

La flessione, spiega l’Istituto di statistica, è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Restano invece le spinte al rialzo dei prezzi di alimentari, tabacchi e servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale.

Inflazione, aumenta il carrello della spesa

Il cosiddetto carrello della spesa, cioè i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, ha registrato infatti un’accelerazione in termini tendenziali (da +12,0% a +12,7%), mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto sono rimasti pressoché stabili (da +8,9% a +9,0%).

“Il calo dell’inflazione a febbraio è un dato atteso e ampiamente previsto, ma frutto unicamente della rapida discesa dei beni energetici, mentre i prezzi del carrello della spesa, alimentari e generi ad alta frequenza di acquisto continuano a salire, svuotando le tasche delle famiglie”, sottolineano gli esperti del Codacons.

Il conto dell’inflazione: stangata da 2.662 euro per le famiglie

Secondo l’associazione, l’inflazione al 9,1% equivale ad un maggiore esborso pari a 2.662 euro annui per la famiglia “tipo”. Spesa che sale a 3.447 euro per un nucleo con due figli. Nonostante la decelerazione del tasso generale registrata dall’Istat negli ultimi due mesi, fanno notare dal Codacons, i prezzi dei prodotti più acquistati dai cittadini rimangono a livelli elevatissimi, con il carrello della spesa che addirittura sale.

“E’ evidente che il calo dell’inflazione è un dato del tutto illusorio, con la discesa delle tariffe energetiche regolamentate e non che altera il dato generale dell’Istat – afferma il presidente Carlo Rienzi –. Per questo il Governo deve accelerare sul taglio dell’Iva per quei generi più acquistati dalle famiglie, come alimentari e beni di prima necessità, allo scopo di calmierare i listini e difendere il potere d’acquisto dei cittadini”.

Sulla stessa linea Assoutenti. “In tema di prezzi e inflazione è ancora presto per cantare vittoria – spiega il presidente Furio Truzzi –. Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che a febbraio si impennano al +13,2% su anno, con un aumento del +1,5% rispetto al mese precedente. Una famiglia con due figli si ritrova così a spendere oggi +1.015 euro annui solo per il cibo, +744 euro la famiglia “tipo”, ed è costretta a ridurre i consumi alimentari per far quadrare i conti, come dimostrano i dati sulle vendite al dettaglio”.

Le città più care

La città italiana che a febbraio registra il tasso di inflazione più elevato è Genova, provincia dove i prezzi salgono del +11% su base annua, rispetto a una media nazionale del +9,1%. Lo afferma il Codacons, che ha rielaborato i dati Istat per capire come la crescita dei prezzi incida sulle tasche delle famiglie.

Al secondo posto della classifica si piazza Catania, con un tasso del +10,9% seguita da Palermo (+10,8%), Ravenna e Messina (+10,3%). La città dove i prezzi crescono di meno a febbraio è Potenza, che segna una media tendenziale del +6,5%. Al penultimo posto della classifica sull’inflazione c’è Aosta (+7,4%), al terzultimo Parma (+7,6%).

Considerata la spesa annua per consumi delle famiglie residenti, diversa da provincia a provincia, è Milano la città dove l’inflazione incide di più sui consumatori, con una inflazione al 9,9% che determina un maggior esborso su base annua pari a +2.687 euro a famiglia. Seguono Ravenna (+2.489 euro a nucleo) e Bolzano (+2.472 euro). Al contrario a Potenza una inflazione al 6,5% determina l’esborso più basso d’Italia, pari a +1.284 euro annui a nucleo. Seguono Reggio Calabria (+1.475 euro a famiglia) e Catanzaro (+1.494 euro).

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