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Debito emergente, opportunità all’orizzonte

Secondo Gam, fintanto che l’Europa e la Cina terranno, le prospettive per i mercati emergenti resteranno favorevoli

Il 2022 è stato un anno difficile per tutte le asset class, ma quest’anno i mercati sembrano in buona forma grazie alle prospettive inflazionistiche più favorevoli. In quest’ottica, secondo Paul McNamara, investment director debito dei mercati emergenti di Gam, nel debito dei mercati emergenti è possibile trovare numerose opportunità.

Per l’esperto è importante sottolineare i principali sviluppi del 2022. In termini economici, l’impennata dell’inflazione e la stretta monetaria, in particolare da parte della Federal Reserve ma anche delle altre banche centrali, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti. “Le conseguenze per tutti i mercati, non solo quelli emergenti, sono state particolarmente dolorose. Nessuno aveva mai visto un anno così in perdita sia per le azioni che per le obbligazioni, praticamente senza alternative”, osserva.

A livello politico, McNamara punta ovviamente l’attenzione sull’invasione russa in Ucraina, che ha avuto parecchie implicazioni economiche, non solo in maniera diretta per i prezzi degli alimentari (considerata l’importanza dell’Ucraina in campo agricolo), ma anche per le ripercussioni della sospensione delle forniture di gas e petrolio all’Europa da parte della Russia. “Per il momento sembra che sia stato evitato il peggio grazie a un inverno mite in Europa. Se il clima fosse stato molto rigido, l’Europa sarebbe rimasta a corto di gas. Comunque, il prezzo del petrolio è rimasto elevato, con pesanti ripercussioni sui prezzi di numerose materie prime. E questa è anche una delle ragioni per cui il pessimismo ha prevalso per buona parte dell’anno”, spiega.

Ora finalmente stanno arrivando alcune buone notizie sul fronte dei prezzi. “L’inflazione negli Stati Uniti sembra aver ormai raggiunto il picco. In Europa si vanno diffondendo notizie più positive. Persino nel Regno Unito sembra che il peggio sia passato. Certamente, le banche centrali continuano ad alzare ancora i tassi. Ma, come nel caso della Russia, abbiamo evitato il peggio e questo è fondamentale”, evidenzia l’esperto. 

“Le condizioni ideali per l’Europa coincidono con una crescita robusta in tutto il mondo – prosegue -, ma non trainata dagli Stati Uniti perché quando la crescita è concentrata in America il dollaro è forte e le valute dei mercati emergenti arrancano. L’Europa sta comunque recuperando dopo essere scampata alla crisi del gas provocata dalla Russia. La Cina ha finalmente rimosso le restrizioni dovute ai ripetuti focolai di Covid e sta facendo ripartire l’economia. Dunque, gli altri due grandi poli dell’economia globale sembrano in forma migliore”. 

Per McNamara, insomma, fintanto che l’Europa e la Cina terranno, le prospettive per i mercati emergenti resteranno favorevoli: storicamente, infatti, i mercati emergenti globali dipendono molto dalla crescita e sia le valute che le azioni fanno bene quando la crescita globale è buona.

Ma le cose andranno bene a condizione che le prospettive inflazionistiche restino favorevoli. “Il resto dell’inverno dev’essere mite, anche se non necessariamente caldo come è stato finora. Ma l’Europa non può restare a corto di gas. In tal caso, le prospettive sono abbastanza positive. I problemi comunque non mancano, ad esempio lato tassi: crediamo che i rialzi dei tassi di interesse negli Stati Uniti continueranno a essere uno dei fattori da monitorare quest’anno. Lo scenario però è favorevole. I mercati emergenti in genere sembrano convenienti e, in questo momento, crediamo che le opportunità nella nostra asset class siano numerose”, conclude McNamara.

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