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Reddito fisso, cosa cambia per gli investitori con la Fed in pausa

La Fed ha alzato i tassi dello 0,25% e segnalato un possibile stop della stretta monetaria. Janus Henderson vede uno scenario positivo per i tassi

Il rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base deciso dalla Fed era atteso. Ma la banca centrale americana, come sperato dai mercati, ha anche  ammorbidito il suo linguaggio circa potenziali futuri aumenti del costo del denaro, cancellando una riga della dichiarazione precedente in cui si affermava che il Comitato ‘prevede che potrebbe essere appropriato un ulteriore irrigidimento delle politiche’. 

“Mentre alcuni osservatori hanno accolto questo linguaggio più morbido come un segnale che la Fed potrebbe fare una pausa, pensiamo che altri operatori di mercato si aspettassero una formulazione leggermente più dovish”, afferma Greg Wilensky, responsabile Us fixed income di Janus Henderson, secondo cui alcuni potrebbero quindi essere rimasti delusi dal fatto che il presidente della Fed non abbia chiuso definitivamente la porta al potenziale di futuri rialzi. 

“Tuttavia – precisa l’esperto -, riteniamo che l’esito più probabile di questa riunione sia una pausa. La Fed ha anche dichiarato che, in base alla sua visione dell’inflazione e del mercato del lavoro, non sono previsti tagli dei tassi e che prevede di mantenere i tassi ai livelli attuali fino alla fine del 2023. Il mercato continua ad adottare una posizione più rialzista sui tassi, con i futures sui Fed funds che attualmente prevedono tagli di 70 punti base entro la fine dell’anno”.

Implicazioni per gli investitori nel reddito fisso

Insomma, sebbene la fine del ciclo di rialzo dei tassi non sia stata dichiarata ufficialmente, sembra molto probabile che la Fed abbia concluso il suo lavoro su questo fronte, o sia molto vicina a farlo. “Poiché la banca centrale si orienta verso una posizione di attesa, con potenziali tagli in futuro, riteniamo che ciò sia ampiamente positivo per i tassi – sottolinea Wilensky -. Con il tempo, ci aspettiamo che la curva dei rendimenti diventi più ripida rispetto ai livelli attuali. Detto questo, non pensiamo che sia ancora suonata la campana per essere oltremodo rialzisti sul rischio di tasso d’interesse: tendiamo a favorire una posizione di duration più neutrale. Ciò è dovuto, in parte, alla disparità tra le aspettative della Fed e quelle del mercato sui futuri tagli dei tassi”.

Per l’esperto saranno necessari ulteriori progressi sul fronte dell’inflazione e del mercato del lavoro, unitamente a una riduzione delle aspettative della Fed e del mercato per i futuri rialzi, prima di diventare più ottimisti sul rischio di duration. “Per quanto riguarda gli spread creditizi, anche se non ci aspettiamo un risultato economico negativo, gli spread degli asset cartolarizzati, a nostro avviso, stanno lavorando meglio rispetto agli spread societari nel prezzare un contesto di crescita più difficile”, conclude.

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