Per Leverage Shares i trend di mercato attribuiscono un livello di resistenza maggiore a queste società tecnologiche rispetto ad altre. L’analisi
Le Big Tech non sono mai state così rilevanti come ora. Ne è convinto Sandeep Rao, head of research di Leverage Shares, che sottolinea come nel trimestre in corso, gli investitori stiano in gran parte abbandonando la convinzione su nomi specifici e stanno investendo in Etf sul mercato nel suo complesso e sui grandi titoli tecnologici. “Se da un lato l’investimento nei primi permette di diversificare il rischio, dall’altro i secondi hanno beneficiato delle stime sugli utili depresse che, una volta battute, hanno generato flussi che hanno incrementato le valutazioni dei loro titoli a un tasso superiore a quello del mercato”, afferma, precisando che non si tratta certo di un fenomeno recente.
Big Tech vs il mercato
“Consideriamo un paniere equamente ponderato di dieci titoli tecnologici: Meta Platforms (META), Apple (AAPL), Amazon (AMZN), Netflix (NFLX), Microsoft (MSFT), Alphabet, Class A (GOOG), Tesla (TSLA), Nvidia (NVDA), Salesforce.com (CRM) e Advanced Micro Devices (AMD). Questo paniere di dieci titoli è denominato FAANG+, mentre il mercato può essere rappresentato dall’S&P 500 (SPX)”, analizza Rao.
“Verso l’inizio del quarto trimestre del 2021 – prosegue -, la performance netta dei FAANG+ per l’anno ha iniziato a superare quella del mercato generale. Quando il mercato ha assunto una prospettiva nettamente rialzista poco dopo la fine del secondo trimestre, i FAANG+ hanno mostrato di aver seguito la direzione del mercato, anche se con una netta sovraperformance. Nel 2022 il mercato ha chiuso con un calo del 20% rispetto all’inizio dell’anno. Nello stesso periodo, i FAANG+ hanno registrato lo stesso fenomeno, ma chiudendo con un ribasso di oltre il 50% rispetto all’inizio dell’anno. Nel 2023, fino al 19 maggio, il confronto delle performance è ancora più sbilanciato. Mentre il mercato è in rialzo del 9% da inizio anno, i FAANG+ sono in rialzo di oltre il 52%. I FAANG+ nel loro complesso sono rappresentati anche nell’S&P 500. Ciò evidenzia un fatto importante: questi 10 titoli rappresentano ora il meglio del mercato e occupano un’ampia porzione circoscritta solo dai limiti di peso nell’indice”.
Se infatti una società ha una capitalizzazione di mercato completa (Full Market Capitalization, FMC) superiore al 24%, il loro peso è limitato al 23%. Mentre la somma delle società con un peso superiore al 4,8% non può superare il 50% del peso totale dell’indice, in caso contrario, i pesi vengono riadattati a partire dalla società più piccola fino a quando questa regola non viene rispettata. “Se non si rispettassero questi limiti, la performance netta dell’S&P 500 sarebbe dominata da queste dieci società”, sottolinea Rao.
Tendenze trimestrali dei prezzi e della volatilità
Analizzando la volatilità, rappresentata dalla deviazione standard, per ogni trimestre e le variazioni di prezzo dall’inizio alla fine del trimestre dall’inizio del 2021 a oggi emergono secondo l’esperto alcune tendenze molto interessanti. “Nel complesso – afferma – i trend indicano che il mercato tende a essere circa 7-9 volte più volatile dei FAANG+. In particolare, è stato 6 volte più volatile nell’ultimo trimestre (livello più basso), mentre è stato 10-20 volte più volatile dal secondo al quarto trimestre dell’anno appena trascorso. In termini di variazioni di prezzo, il tasso di variazione dei prezzi per il gruppo FAANG+ è stato tendenzialmente meno estremo e (generalmente) più rialzista di quello del mercato”.
Un’opportunità rispetto al mercato?
Con ulteriori contrazioni attese sul mercato, mentre si parla sempre più insistentemente di recessione, per Rao dovrebbe essere evidente che i trend attribuiscono un livello di resistenza maggiore a queste società tecnologiche altamente riconoscibili rispetto ad altre società, siano esse a grande, media o piccola capitalizzazione. “Questo può anche essere il motivo della continua sopravvalutazione del rapporto P/E di queste società”, conclude.