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Petrolio, perché il prezzo è destinato a salire

Per Janus Henderson, in assenza di una recessione globale, la domanda di petrolio rimarrà sufficientemente sana da spingere i prezzi 

Negli ultimi mesi i prezzi del petrolio hanno continuato a muoversi in una fascia piuttosto stretta, con il Brent che si è attestato su una media di circa 76 dollari al barile. Le mosse, a sorpresa e non, dell’Opec+, guidate dall’Arabia Saudita, hanno cercato di far salire i prezzi attraverso una serie di tagli volontari e coordinati dell’offerta. 

Per Noah Barrett, research analyst for energy & utilities di Janus Henderson, queste azioni dovrebbero fornire un sostegno ai prezzi del petrolio, ma ci vorrà del tempo prima che le scorte globali riflettano questi tagli all’offerta. “Inoltre – sottolinea – alcune fonti di approvvigionamento, in particolare Russia e Iran, si sono dimostrate più resistenti del previsto”.

Sul fronte della domanda, per Barrett la Cina continua a essere l’area del mercato più osservata. “La tanto attesa ripresa della domanda cinese ha tardato a materializzarsi, ma considero l’eventuale spinta della domanda cinese come una dinamica del quando, non del se”, puntualizza.

Nel complesso, l’esperto resta convinto che assisteremo a una costante riduzione delle scorte fino alla seconda metà del 2023. “E che, in assenza di una recessione globale sincronizzata, la domanda di petrolio rimarrà sufficientemente sana da spingere i prezzi al rialzo rispetto ai livelli attuali”, conclude Barrett.

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