Difficoltà di reperimento per il 48% delle assunzioni programmate. E per i posti di lavoro destinati a figure tecnico-ingegneristiche e operai specializzati si arriva al 70%. Il report Unioncamere-Anpal
Sono 531mila i lavoratori ricercati dalle imprese a settembre, 7mila in più rispetto a un anno fa. È quanto emerge dal consueto Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere con Anpal. Tra settembre e novembre, le assunzioni previste superano di poco 1,4 milioni, in aumento dell’1,9% rispetto all’analogo periodo del 2022. Continua però a crescere al tempo stesso la difficoltà di reperimento, che coinvolge il 48% delle assunzioni programmate delle imprese. Ben 5 punti percentuali rispetto a dodici mesi fa. Difficoltà che per i posti di lavoro destinati a figure tecnico-ingegneristiche e operai specializzati tocca quote tra il 60% e il 70%.
Lavoro, le imprese non trovano addetti
Le imprese dichiarano difficoltà di reperimento per oltre 252mila assunzioni a settembre. E si conferma come causa prevalente la “mancanza di candidati” con una quota del 31,7%. La “preparazione inadeguata” si attesta invece al 12%. Mancano operai specializzati (il 64,2% delle entrate è difficile da reperire), i conduttori di impianti fissi e mobili (53,2%) e le professioni tecniche (49,5%).
Le figure più difficili da trovare
Le figure più difficili da trovare sono, secondo il rapporto di Unioncamere, gli attrezzisti, operai e artigiani del trattamento del legno (74,1% e un picco dell’87,7% nel Nord Ovest), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (73,6%), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (73,1%) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (72%). È arduo anche anche colmare i posti di lavoro vacanti di tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi, tecnici in campo ingegneristico, tecnici della salute e tecnici della distribuzione commerciale.
Lavoro, al Nord-Est la maggiore difficoltà di reperimento
A livello territoriale evidenziano maggiori difficoltà di reperimento le imprese delle regioni del Nord Est. Qui il 53,4% del personale ricercato è difficile da trovare, una quota notevolmente superiore a quella registrata nel Sud e Isole (43,5%) e nel Centro (45,9%), mentre il valore nel Nord Ovest (47,4%) si mantiene vicino alla media.
Tornando alle assunzioni programmate, il tempo determinato si conferma la forma contrattuale maggiormente proposta con 284mila unità, pari al 53,4% del totale. Seguono i contratti di lavoro a tempo indeterminato (108mila), i contratti di somministrazione (57mila), gli altri contratti non alle dipendenze (32mila), i contratti di apprendistato (26mila), gli altri contratti alle dipendenze (14mila) e i contratti di collaborazione (11mila).
Tra i settori è in crescita la domanda per servizi alle persone e logistica, mentre aumenta l’incertezza per commercio e turismo. Sale infine il ricorso alla manodopera straniera che passa da 95mila ingressi dello scorso anno, pari al 18,2% del totale entrate, agli attuali 108mila ingressi, pari al 20,4% del totale entrate (+13mila contratti; +13,6%). A ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi operativi di supporto a imprese e persone (il 35,2% delle entrate programmate è riservato a manodopera straniera), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (32,7%), le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (25,8%), i servizi di alloggio ristorazione e turistici (25,7%) ed infine le industrie alimentari (25,1%).