Secondo VanEck, gli estrattori potrebbero diventare le nuove compagnie petrolifere. Hanno infatti il vento in poppa di una domanda in crescita e di un’offerta problematica
I metalli delle terre rare sono fondamentali per la transizione energetica: ciò significa che la domanda è destinata a crescere in modo significativo nei prossimi 25 anni fino al 2050. L’approvvigionamento di questi metalli strategici è però incerto, poiché sono coinvolti in un grande gioco geopolitico tra Cina e Occidente. In questo momento l’offerta non è sufficiente a soddisfare la probabile crescita della domanda. Inoltre, Pechino con grande lungimiranza è cresciuta fino a dominarne l’offerta negli ultimi 50 anni ed ora è al centro del grande schema geopolitico.
“In questo contesto – sottolinea Alessandro Rollo, product manager di VanEck -, c’è da un lato una storia secolare a lungo termine di crescita della domanda di terre rare e, dall’altro, di inaffidabilità dell’offerta. La domanda riguarda soprattutto i componenti critici della transizione energetica, in particolare i magneti per le turbine eoliche e i veicoli elettrici”. Al di là della transizione verde, però, secondo l’esperto c’è anche una domanda di dispositivi elettronici e di armi avanzate. Anche l’offerta è destinata a crescere, poiché i Paesi occidentali intensificano l’estrazione e la produzione in patria o in Stati amici. Ma tutto ciò richiede tempo.
Se le terre rare sono il nuovo petrolio, i loro estrattori potrebbero diventare le nuove compagnie petrolifere? “Forse è un’affermazione eccessiva – precisa Rollo – ma hanno il vento in poppa di una domanda in crescita e di un’offerta problematica. Non ci sarà alcuna transizione verde senza un’enorme disponibilità di metalli delle terre rare. Secondo le stime dell’Ue, la domanda delle sole terre rare utilizzate nei magneti potrebbe decuplicare entro il 2050”
Le previsioni prevedono una forte domanda. “Secondo un report di Prescient Strategic Intelligence prosegue – nei 10 anni dal 2021 al 2030 il tasso di crescita annuale composto sarà del 9,1% a livello globale. La domanda della regione Asia-Pacifico dovrebbe crescere più rapidamente, con un cagr di circa il 10%. Le terre rare sono di fondamentale importanza per le ambizioni di sviluppo economico della Cina. In termini di volume, si prevede che i magneti saranno i leader, seguiti dai catalizzatori”.
L’esperto ricorda che, a partire dagli anni Settanta, i sussidi governativi, i bassi salari e le scarse pratiche ambientali hanno permesso alla Cina di inondare il mercato di terre rare a basso costo. “Gli altri produttori non erano più competitivi. Il Paese domina la produzione di questi metalli, con il 65% dell’offerta. Pur avendo una presenza significativa nell’estrazione mineraria, Pechino rappresenta l’85% della lavorazione e il 92% della produzione di magneti”, chiarisce.
Attualmente esistono solo due impianti di lavorazione delle terre rare al di fuori della Cina: in Malesia e in Estonia. Altri due sono in costruzione, in Norvegia e negli Stati Uniti, ma ci vorrà del tempo per completarli. “Le nazioni occidentali – fa notare Rollo – si sono rese conto del rischio di lasciare che la Cina continui a dominarne l’approvvigionamento. L’amministrazione Biden sta prendendo provvedimenti per costruire una catena di approvvigionamento di terre rare negli Stati Uniti, con la legge sul credito d’imposta per la produzione di magneti per terre rare del 2023, volta a incentivare la produzione attraverso crediti d’imposta. La miniera californiana di Mountain Pass è stata riattivata e produce circa il 15% dell’offerta globale. MP Materials, il suo operatore, vuole diventare l’unico produttore di magneti di terre rare completamente integrato verticalmente, eseguendo tutte le fasi del processo, e sta investendo nei processi di separazione e purificazione. Attualmente, i materiali estratti vengono spediti in Cina per la lavorazione, un processo lungo e lento”.
Guardando all’Europa, il Green Deal dell’Ue annunciato nel 2020 ha identificato le terre rare come il bene con il più alto rischio di approvvigionamento, riconoscendole come necessarie per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica dell’Ue. Attualmente la Cina fornisce il 98% del fabbisogno dell’Ue. “Nel gennaio 2023, in Svezia è stato scoperto il più grande giacimento europeo di terre rare, con oltre 1 milione di tonnellate di ossidi di terre rare. Altri giacimenti sono stati trovati in Norvegia e Finlandia. In effetti, sembra che in Scandinavia si stia sviluppando un cluster di terre rare, che comprende il terzo impianto di lavorazione su scala commerciale al di fuori della Cina. È iniziata la corsa geopolitica per il controllo delle catene di approvvigionamento: le nazioni occidentali stanno cercando di ottenere l’indipendenza, anche se ci vorrà del tempo per ottenerla”, conclude l’esperto.