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Meno azioni più cash: l’asset allocation degli investitori istituzionali

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Secondo gli State Street Institutional Investor Indicators, è scatta la modalità risk off

Meno asset di rischio, più liquidità. State Street Global Markets ha pubblicato oggi i risultati degli State Street Institutional Investor Indicators relativi al mese di settembre. Lo State Street Risk Appetite Index è sceso oltre la quota 0, a – 0.18, evidenziando che, complessivamente, a settembre gli investitori di lungo periodo hanno ridotto le loro partecipazioni in asset rischiosi.

“Se da un lato i mercati obbligazionari cercavano di prezzare a pieno la possibilità che la Federal Reserve potesse continuare ad alzare i tassi per un periodo di tempo prolungato, dall’altro i mercati azionari tentennavano e, in questo contesto, abbiamo assistito ad una classica reazione di risk off da parte degli investitori di lungo termine”, spiega Michael Metcalfe, head of macro strategy di State Street Global Markets, evidenziando come si siano registrati un forte aumento delle allocation in liquidità, un incremento della domanda per il dollaro e significativi deflussi dagli asset ciclici e dei mercati emergenti.

L’unica sorpresa vista l’azione dei prezzi, a suo parere, è che i flussi degli investitori di lungo termine verso i Treasury, così come verso altri titoli sovrani core, sono rimasti sostenuti. “Date le incertezze economiche e politiche che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare nel quarto trimestre, la stabilità della domanda di Treasury da parte degli investitori di lungo termine è un potenziale aspetto positivo che possiamo trarre dal comportamento osservato nell’ultimo mese, ovviamente, a patto che si protragga nel tempo”, osserva.

Gli indicatori delle partecipazioni di State Street mostrano che le allocazioni di liquidità da parte degli investitori di lungo termine sono aumentate di altri tre decimi di punto percentuale, salendo al 20,4%, mentre le allocation nel reddito fisso sono aumentate dello 0,2%, raggiungendo il 28,5%, a discapito delle partecipazioni azionari che sono diminuite dello 0,5%, toccando il 51,1%.

“Gli investitori si stanno nuovamente rifugiando nella liquidità a fronte della debolezza congiunta dei mercati azionari e del reddito fisso. Sebbene le partecipazioni in cash siano ora al di sopra della media, è opportuno ricordare che rimangono qualche punto percentuale al di sotto dei picchi normali raggiunti in periodi di crisi. Le partecipazioni azionarie sembrano essere particolarmente esposte, dato che le allocazioni in azioni sono ancora al di sopra delle loro medie di lungo periodo, mentre le partecipazioni obbligazionarie hanno già raggiunto i minimi degli ultimi 15 anni”, conclude Metcalfe.

Gli Institutional Investor Indicators sono stati sviluppati da State Street Associates, la divisione di ricerca e advisory di State Street Global Markets. Essi misurano la fiducia degli investitori o la propensione al rischio in modo quantitativo, analizzando i modelli di acquisto e di vendita degli investitori istituzionali, ricavati dai 37 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street (in questo patrimonio non sono inclusi gli asset detenuti da State Street stessa). L’indice di propensione al rischio deriva dalla misurazione dei flussi degli investitori in ventidue diverse dimensioni di rischio tra azioni, valute, reddito fisso, asset legati alle materie prime e trend di asset allocation. L’indice cattura la proporzione dei ventidue elementi di rischio che hanno visto un comportamento orientato alla ricerca o alla riduzione del rischio.

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