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Obbligazionario, nuove opportunità per gli investitori

Per Oddo Bhf, visto l’aumento dei rendimenti, nei prossimi 6-12 mesi meglio sottopesare le azioni globali rispetto ai titoli di Stato e puntare sul credito

I rendimenti sui titoli di stato hanno toccato nuovi massimi da oltre dieci anni. I costi dell’emissione sui Treasury decennali si sono impennati, dal 3,7% di metà luglio al 4,8% di questa settimana. Nello stesso periodo, i rendimenti dei decennali in Germania sono passati dal 2,2 al 2,9% e in Italia dal 4,0 al 4,9%. Come spiegano Laurent Denize e Jan Viebig, codirettori degli investimenti di Oddo Bhf, ci sono diverse ragioni dietro questi recenti aumenti: politiche delle banche centrali, crescita economica e solidi mercati del lavoro, aspettative sull’inflazione e premi a termine.

Che implicazioni ha tutto questo sugli investimenti l’aumento nei rendimenti obbligazionari? “Un atterraggio morbido dell’economia è fondamentale per riposizionarsi verso asset più rischiosi – spiegano Denize e Viebig -. Per fare ciò, la Fed deve adottare una politica monetaria più accomodante, cioè tagli dei tassi. Tuttavia, eventi recenti hanno ridotto questa possibilità, necessaria per evitare una recessione. Di conseguenza, restiamo convinti che sia corretto, nei prossimi 6-12 mesi, sottopesare le azioni globali rispetto ai titoli di Stato”.

Quali obbligazioni scegliere, però, resta una questione critica. “Con un tasso del 4,8% sui Treasury decennale – osservano i due esperti – i rendimenti a lungo termine hanno chiaramente superato le stime ragionevoli di una crescita nominale potenziale. Considerando le attuali stime di una potenziale crescita reale negli Usa, che si attestano intorno all’1,8%, e un’inflazione a lungo termine del 2,5%, il normale rendimento delle obbligazioni dovrebbe raggiungere il 4,3-4,5%. Inoltre, i rendimenti dei Treasury a cinque anni oggi eccedono la crescita nominale media del Pil per i prossimi dieci anni”.

In un contesto simile, Denize e Viebig hanno deciso di aumentare la duration dei portafogli, investendo in obbligazioni decennali. “Anche se la curva dei rendimenti è ancora leggermente invertita, lo è molto meno rispetto a qualche mese fa e lo spread tra i tassi a due e dieci anni è oggi di soli 30 pb”, fanno notare. D’altra parte, a loro parere il mercato obbligazionario tedesco è meno allettante, con tassi nominali neutri intorno al 3,5%, considerando una crescita potenziale dell’1% e un’inflazione al 2,5%. “Tuttavia, i rischi di turbolenze nei titoli di stato europei giustificano gli attuali tassi del 2,88% sui decennali tedeschi”, precisano.

I due esperti consigliano di preferire il credito ai titoli di Stato. “Questo suggerimento può sembrare paradossale, dato che si prevede che i tassi d’insolvenza aumentino a causa del rallentamento economico – recusano -, ma, ultimamente, Moody’s ha rivisto al ribasso le previsioni di tassi globali di default a un anno, dal 4,9% al 4,3%. Molte aziende, poi, hanno solidi bilanci e continuano a generare buoni flussi di cassa”.

“Attenzione, però – avertono – le piccole società potrebbero riscontrare difficoltà nei prossimi mesi a causa di maggiori costi d’investimento e dell’incapacità di ripagare prestiti garantiti dallo stato. Tuttavia, l’universo degli investimenti che prendiamo in considerazione non si limita a questo settore dell’economia. A differenza degli Stati, le società non hanno massicciamente incrementato il proprio debito durante la pandemia e sembrano più robuste e meglio preparate ad affrontare una potenziale moderata recessione”. Se in passato il debito sovrano poteva essere considerato un ‘rifugio sicuro’ grazie al supporto delle banche centrali, oggi è più rischioso del credito. Tale cambiamento, secondo Denize e Viebig, nella percezione del rischio si rispecchia negli spread sul credito, malgrado l’aumento dei tassi.

“Consigliamo di posizionarsi sulle obbligazioni high-yield a scadenza breve, che offrono il 5,5% con una durata stimata di 1,6 anni – aggiungono -. Un’altra opzione possibile è investire in obbligazioni investment grade, che offrono sia un rendimento marginale rispetto alle previsioni di inflazione al 2% sia l’opportunità di approfittare di plusvalenze in caso di un ritorno a tassi sovrani medi di 50pb”.

Quando tornare sulle azioni? “In questa prospettiva, un calo del 5- 0% negli indici azionari sarebbe l’occasione giusta per ribilanciare i portafogli a lungo termine, concentrandosi su settori e società con interessanti rapporti prospettici, come ad esempio Lvmh a 20 volte gli utili”, concludono Denize e Viebig.

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