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Le azioni Usa valgono il loro prezzo?

Secondo T. Rowe Price, il mercato azionario statunitense nel complesso non appare costoso. Sono le valutazioni dei Magnifici 7 ad essere care. Ma non irragionevoli

La tenuta dell’economia statunitense ha portato a un miglioramento delle prospettive sugli utili per i titoli americani, ma molti investitori temono che le valutazioni, rappresentate dal rapporto prezzo/utili, siano troppo costose a causa dell’incertezza che circonda i tassi di interesse e l’economia. Le valutazioni dei titoli statunitensi sembrano infatti elevate rispetto alle medie storiche e ai titoli di altre aree del mondo. Ma, secondo Tim Murray, capital markets strategist multi-asset division di T. Rowe Price, un’analisi più approfondita dell’indice S&P 500 rivela che un numero ristretto di titoli mega cap rappresentano una quota consistente dell’indice e sono responsabili di queste elevate valutazioni. “Questo gruppo di titoli, che comprende Alphabet, Amazon.com, Apple, Meta Platforms, Microsoft, NVIDIA e Tesla, è noto come i Magnifici 7”, spiega.

Nel complesso, secondo Murray, i Magnifici 7 hanno un rapporto prezzo/utili notevolmente più alto su base ponderata per la capitalizzazione di mercato rispetto all’indice S&P 500. Senza questi sette titoli, il rapporto p/e dell’indice risulta relativamente modesto. “In altre parole – chiarisce – attraverso questa lente, il mercato azionario statunitense nel complesso non appare costoso, ma sono le valutazioni dei Magnifici 7 che appaiono care”.

È difficile stabilire se queste valutazioni così elevate siano giustificate, ma per l’esperto un modo semplice per verificarne la correttezza è quello di confrontare il rapporto p/e di un indice con il rendimento sul capitale proprio (Return On Equity – ROE), una misura per valutare la redditività e l’efficienza di una società nell’ultimo anno. “Per i Magnifici 7, considerando i dati al 23 ottobre, le valutazioni elevate sono state accompagnate da ROE ponderati per capitalizzazione di mercato altrettanto elevati”, afferma.

Secondo Murray, resta da vedere se queste sette aziende riusciranno a mantenere il livello di redditività ed efficienza che hanno dimostrato finora. “Se considerate nel loro contesto, nel complesso le elevate valutazioni dei titoli statunitensi in generale e dei Magnifici 7 non appaiono irragionevoli. Di conseguenza, al momento manteniamo un’allocazione ampiamente neutrale sull’azionario statunitense, nonostante le elevate valutazioni in un contesto di incertezza”, conclude.

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