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Valute, ecco cosa guiderà i mercati nel 2024

Per J. Safra Sarasin, la svolta dovish della Fed, l’incertezza del mercato e la moderata ripresa dell’area dell’euro domineranno le dinamiche valutarie del G10. Ecco come

Nonostante un recente indebolimento, il dollaro Usa continua a essere molto apprezzato rispetto alla maggior parte delle valute del G10. Ciò, secondo Karsten Junius, cfa, chief economist di J. Safra Sarasin, riflette in larga misura la politica monetaria relativamente restrittiva della Fed, indicata dai differenziali dei tassi impliciti nella regola di Taylor. Nel prossimo anno, l’esperto è quindi convinto che saranno tre i fattori principali a dominare le dinamiche valutarie: una svolta dovish nella politica della banca centrale, un’elevata incertezza del mercato e una moderata ripresa dell’area dell’euro.

“Nel 2024 – argomenta – riteniamo che la depressione del risparmio personale e l’impulso fiscale netto negativo porteranno a un rallentamento più marcato della crescita statunitense e, in ultima analisi, a una svolta dovish nella politica della banca centrale. In media, gli ultimi cinque cicli di rialzo dei tassi della Fed hanno favorito sia l’euro che il franco svizzero nei mesi precedenti e successivi al primo taglio dei tassi. Questa volta, riteniamo che all’interno del G10 FX, lo yen giapponese dovrebbe registrare una performance particolarmente positiva nei confronti del dollaro Usa una volta che i tagli dei tassi della Fed saranno stati messi a fuoco”.

Secondo Junius, lo yen dovrebbe inoltre beneficiare della fine della politica di controllo della curva dei rendimenti della BoJ, che a suo parere si verificherà nella prima metà del 2024. “Anche se in misura minore, una svolta dovish nell’orientamento di politica monetaria della Fed dovrebbe favorire il rimbalzo delle valute scandinave, che hanno risentito pesantemente delle divergenze politiche tra la Fed da un lato e la Riksbank e la Norges Bank dall’altro”, aggiunge.

Ma soprattutto, l’esperto si aspetta che l’oro sia il principale beneficiario della riduzione dei tassi d’interesse, data la sua elevata sensibilità ai rendimenti reali. “La passata correlazione negativa del metallo prezioso con il rendimento dei Tips statunitensi a 10 anni suggerisce che potrebbe salire di circa il 15% nel caso in cui i rendimenti reali scendessero di 100 pb, come potremmo vedere nel prossimo anno. Rimaniamo cauti sulla sterlina, data la relativa debolezza dell’economia britannica”, evidenzia.

Più in generale, secondo Junius l’incertezza del mercato è destinata a rimanere elevata nel 2024. “In particolare – spiega – la probabilità di una recessione negli Stati Uniti e le varie fonti di incertezza geopolitica sostengono una performance superiore delle valute rifugio. Nell’ambito del G10 FX, ci aspettiamo che il franco svizzero e lo yen giapponese dimostrino il loro vantaggio relativo una volta che il rallentamento dell’economia statunitense sarà più pronunciato. Entrambe le valute tendono ad essere molto anticicliche e di solito beneficiano del calo dei rendimenti statunitensi. Per quanto riguarda l’incertezza geopolitica, notiamo che l’oro reagisce in modo molto sensibile alle minacce geopolitiche, così come il franco svizzero, il che dovrebbe creare opportunità temporanee”.

Come terzo tema chiave, l’esperto vede una moderata ripresa nell’area dell’euro, che dovrebbe sostenere la moneta unica nel prossimo anno. “In primo luogo – chiarisce – i dati indicano che lo shock delle ragioni di scambio dello scorso anno si è ampiamente invertito. In effetti, le variazioni dei prezzi relativi sembrano molto più favorevoli per l’area dell’euro e suggeriscono che l’eur-usd dovrebbe essere leggermente più alto. Dato che le autorità cinesi hanno recentemente dimostrato una maggiore disponibilità a sostenere l’economia interna, ci aspettiamo che la crescita cinese si stabilizzi nel prossimo anno”.

Questo, a suo parere, dovrebbe sostenere la moneta unica, insieme al dollaro australiano e a quello neozelandese. “Infine, ci aspettiamo che l’aumento dei salari reali sostenga una ripresa dei consumi privati, che dovrebbe contribuire a riportare la dinamica ciclica relativa a favore dell’euro”, conclude.

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