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Il caro energia minaccia gli Emergenti

Per S&P l’aumento dei prezzi potrebbe accelerare l’aumento dei tassi e compromettere le condizioni di finanziamento interne

Il recente aumento dei prezzi dell’energia minaccia di mantenere il livello di inflazione nella maggior parte dei mercati emergenti ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali più a lungo di quanto previsto, mettendo pressione al rialzo sui tassi di interesse locali. È la view degli analisti di S&P, secondo cui i prezzi degli idrocarburi continuano a tendere verso l’alto, poiché la forte ripresa della domanda sulla scia della riapertura delle economie interagisce con i vincoli dell’offerta. 

Gli esperti dell’agenzia Usa sottolineano come i prezzi del petrolio siano saliti a un massimo pluriennale e potrebbero aumentare ulteriormente, dato che i servizi pubblici e le aziende industriali di tutto il mondo potrebbero passare dal gas naturale e dal Gnl ad alto prezzo al petrolio. “I mercati hanno reagito prevedendo ulteriori aumenti dei tassi in diversi Paesi emergenti, specialmente quelli al di fuori dell’Asia – si legge nel report -. In Asia, l’impatto dei prezzi dell’energia sull’inflazione globale tende ad essere più contenuto, mentre le banche centrali sono più pazienti che in altri Paesi emergenti. Pertanto, è probabile che l’inasprimento nell’area continui a essere in ritardo rispetto alla maggior parte degli altri principali Em”.

L’aumento dei prezzi dell’energia, unito a quello dei prezzi dei generi alimentari e del livello di disoccupazione, solleva preoccupazioni su possibili episodi di instabilità sociale in diversi Paesi emergenti, riducendo in ultima analisi la prevedibilità delle linee politiche. Per gli analisti di S&P questo è soprattutto il caso dell’America Latina, dove diversi Paesi hanno già vissuto periodi di proteste diffuse quest’anno, causando in alcuni casi un depotenziamento delle proposte di consolidamento fiscale (Colombia). “L’intenso ciclo elettorale nell’area per questo e per il prossimo anno implica che candidati meno conosciuti, con politiche meno prevedibili, che abbiano più possibilità di aumentare la propria popolarità”, scrivono.

L’aumento dei prezzi dell’energia implica anche un saldo negativo per il commercio nella maggior parte dei principali Emergenti. Con le importanti eccezioni di Russia, Arabia Saudita e Colombia, la maggioranza dei principali Paesi è importatrice netta di energia. “L’impatto di prezzi energetici più alti sull’inflazione per gli importatori netti può essere amplificato da un tasso di cambio potenzialmente più debole – chiarisce il report -. I conti commerciali sono generalmente in buone condizioni negli Em, dato l’alto livello di esportazioni e il forte calo delle importazioni durante la recessione causata dalla pandemia. Ma con il proseguire della ripresa economica, una spesa maggiore per le importazioni di energia potrebbe peggiorare i saldi delle partite correnti, aumentando il fabbisogno di finanziamento esterno per alcuni dei Paesi emergenti”.

Per S&P le condizioni di finanziamento rimangono ampiamente favorevoli, ma il persistere di prezzi energetici elevati è un rischio emergente fondamentale. “I tassi d’interesse locali hanno iniziato ad aumentare, ma generalmente in modo controllato. Tuttavia, maggiori preoccupazioni per l’aumento prolungato dei prezzi dell’energia potrebbero accelerare l’aumento dei tassi e compromettere le condizioni di finanziamento interne. Il persistere di prezzi energetici elevati potrebbe anche provocare un riprezzamento delle aspettative di normalizzazione della politica monetaria negli Stati Uniti, e portare a condizioni di finanziamento esterno meno favorevoli”, conclude il report.

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