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Azionario globale, puntare sulle banche

Per Ubp, le prospettive dell’equity restano positive nonostante le turbolenze. Ma bisogna essere molto selettivi verso i settori ciclici e concentrarsi sui titoli con forti flussi di utili

Gli investitori sono sempre più preoccupati del futuro della ripresa mondiale, fra pressioni inflazionistiche, strozzature alle supply chain e crisi energetica incombente. I tassi di revisione degli utili si sono nuovamente raffreddati in vista della prossima stagione di reporting, ma il numero dei rialzi continua a superare quello dei ribassi in tutte le regioni, ad eccezione del complesso dei mercati emergenti. Per chi investe nell’azionario globale la parola d’ordine resta quindi qualità, secondo Norman Villamin, chief investment officer wealth management di Union Bancaire Privée (Ubp), per il quale le prospettive dell’equity restano comunque solide.

“A livello globale, lo slancio migliore degli utili continua soprattutto nei settori ciclici (finanziari, tecnologia, energia e materiali), ma si è interrotto in quelli difensivi – spiega -. Nonostante il minor numero di rialzi netti, il tasso di crescita bottom-up degli utili per azione previsto nel 2021 per l’azionario globale è salito ulteriormente fino a raggiungere il 49% (+3 punti percentuali in un mese). Le stime di crescita degli utili per azione nel 2022 si attestano a circa l’8% in tutte le principali regioni: una previsione piuttosto prudente alla luce delle prospettive economiche, che per il prossimo anno sono ancora positive. Dopo un 2021 particolarmente positivo per i risultati degli utili, gli analisti potrebbero dover aggiornare le previsioni per il 2022”.

Per Villamin, negli Stati Uniti uno dei principali rischi al ribasso per il prossimo anno è il probabile aumento delle tasse, che difficilmente è del tutto ricompreso nelle stime attuali. “A parità di altre condizioni, la conseguenza potrebbe essere una riduzione di circa il 5% degli utili – afferma -. A breve termine, gli investitori osserveranno con grande attenzione la stagione degli utili del terzo trimestre. In un contesto in cui i prezzi delle materie prime aumentano, si registrano pressioni sui salari e interruzioni alle catene di approvvigionamento, gli investitori si concentreranno sui margini, sulla capacità delle aziende di aumentare i prezzi e su quanto si prevede che dureranno questi problemi alle supply chain”.

Le attività più esposte alle materie prime e all’energia sono chiaramente le più a rischio, come quelle fortemente dipendenti da una forza lavoro meno retribuita. Ma per Villamin, nonostante l’indebolimento della crescita e politiche monetarie leggermente meno accomodanti, le prospettive per le azioni rimangono positive grazie a una dinamica degli utili ancora solida, che dovrebbe continuare a compensare una certa compressione dei multipli dovuta all’aumento dei rendimenti obbligazionari. Nel contesto attuale, è la raccomandazione, gli investitori devono quindi mantenersi molto selettivi nei confronti dei settori ciclici e concentrarsi sui titoli che offrono forti flussi di utili con una visibilità superiore alla media.

Asset allocation: ridurre le azioni a più lunga durata a favore dei bancari

“Con la ripresa statunitense che come previsto è entrata in un ‘mini-ciclo’, settembre è stato un mese volatile sui mercati finanziari. Tutte le asset class hanno sofferto a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia e dell’aumento dei tassi d’interesse – osserva l’esperto Ubp -. Continuiamo a privilegiare le società con flussi di utili di alta qualità e maggiore visibilità, che dovrebbero sovraperformare in un contesto di ‘mini-ciclo’. Inoltre, abbiamo ridotto la sensibilità degli investimenti azionari orientando alcune delle nostre partecipazioni a lungo termine verso le banche, che di solito sovraperformano in un ambiente di aumento dei tassi di interesse”.

“Con l’aumento della volatilità e dei drawdown azionari, un approccio proattivo e dinamico alla gestione del rischio rimane fondamentale per il futuro – conclude Villamin -. Manteniamo una certa asimmetria verso i prodotti strutturati in Europa, proteggendoci dal rischio di ribasso e potendo al tempo stesso partecipare al rialzo. Abbiamo anche aggiunto un po’ di franchi svizzeri nei nostri portafogli in dollari e franchi svizzeri. In un mercato sempre più volatile, lo status di bene rifugio del franco è prezioso”.

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