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Tre ragioni per investire nelle azioni growth cinesi

Valutazioni, policy makers e Pil rendono l’asset class ancora attraente. L’analisi di KraneShares

A poco più di due settimane dall’inizio si è assistito a una notevole volatilità sui mercati. L’aumento di segnali di rialzo dei tassi da parte delle banche centrali nei mercati sviluppati ha fatto salire i rendimenti delle obbligazioni, causando un’apparente rotazione delle azioni dal settore growth a quello value. Ma secondo Xiaolin Chen, head of international di KraneShares, non è il momento di fuggire dal growth cinese: ci sono infatti almeno tre buoni motivi per restare investiti in queste azioni.

La prima è che le azioni growth cinesi, e in particolare il settore Internet offshore, hanno valutazioni attraenti e offrono buone chances di recupero della performance. “La Cina ha subito una battuta d’arresto nel 2021 – argomenta Chen – passando da uno dei migliori inizi d’anno della storia a far registrare la peggiore performance azionaria dei diversi mercati globali, con una sottoperformance rispetto all’indice l’Msci All Country World del 68 %. Oggi, il settore Internet cinese è valutato a 18 volte gli utili, le cui attese si sono ridotte principalmente a causa della regolamentazione”. 

Insomma, uno sconto decisamente ampio rispetto ai titoli growth americani che sono valutati a 39 volte gli utili. E per l’esperto, nel 2022 la maggiore chiarezza normativa prevista contribuirà a limitare i rimanenti rischi di ulteriore discesa delle valutazioni, e faciliterà il ritorno a una forte crescita organica del settore. “Storicamente in una situazione politica più tranquilla e in un’economia che rallenta ma si normalizza, il premio delle azioni growth è destinato ad aumentare. Crediamo che quest’anno in Cina entrambe le condizioni saranno soddisfatte”, afferma.

La seconda ragione sta nel fatto che nel 2022 i policy makers cinesi dovranno intervenire per evitare l’insorgere di rischi potenzialmente sistemici e per poter gestire al meglio lo stress macroeconomico. “Ci aspettiamo che i tassi rimangano bassi, che la politica fiscale torni ad essere più espansiva (per i nuovi investimenti infrastrutturali) e che si indirizzi in modo mirato la liquidità verso le pmi – sostiene Chen -. La Cina tende ad avere una natura idiosincratica nei processi decisionali rispetto al resto del mondo, questi interventi espansivi sono graduali ma necessari a garantire la stabilità in vista di eventi politici chiave”.

Infine, terzo motivo, è il Pil. “Abbiamo studiato il rapporto storico tra la crescita del Pil e la performance delle azioni appartenenti a stili diversi e abbiamo scoperto come durante un periodo di accelerazione della crescita del Pil i titoli value tendano a sovraperformare – chiarisce l’esperto -.  Se la crescita del Pil inizia a decelerare ma si trova in un intervallo stabile, allora la dispersione è meno evidente. Ciononostante, se la crescita del Pil si normalizza in un range relativamente più basso ma stabile, i titoli growth tendono comunque a sovraperformare. Lo stesso trend è stato registrato anche negli Stati Uniti”.

L’aspettativa macroeconomica di Chen è che a partire da quest’anno la Cina stabilizzi la crescita del Pil intorno al 5%, e crei internamente condizioni a sostegno della liquidità: “Una combinazione che potrebbe essere di buon auspicio per l’aumento del premio per i titoli growth, a conferma della nostra preferenza per questa tipologia di azioni per il 2022”, conclude.

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