L’energy sector da inizio anno ha registrato una performance del +18%, e c’è ancora spazio per la crescita. L’analisi di Cirdan Capital
Dopo la sovra-performance del mercato azionario nel 2021, per il 2022 lo scenario potrebbe essere diverso, ma comunque positivo. Ne è convinto Marco Oprandi, head of cross asset solutions di Cirdan Capital, secondo cui se da un lato, lo scorso anno, gran parte dei titoli azionari ha registrato una performance positiva, dall’altro, per il 2022 ci troviamo davanti ad un mercato più ‘maturo’, dove i profitti potrebbero essere generati solo in alcuni settori dell’economia.
Per questo, è fondamentale ora più che mai selezionare quelle industries in cui ci si attende di vedere potenzialità di crescita. “Osservando i dati di mercato del primo mese del 2022 dell’azionario americano – sottolinea Oprandi – , si evince come alcuni settori siano stati soggetti a significativi ribassi, come i tecnologici, mentre altri, come l’energetico hanno registrato rialzi”. Quindi, anche se il mercato azionario americano è meno favorito rispetto all’europeo, la stima dell’esperto è che vi siano settori interessanti.
“Tra le varie possibilità dell’azionario americano – spiega -, prediligiamo il settore energetico rispetto, ad esempio, ai bancari. Infatti, l’energy sector da inizio anno ha registrato una performance del +18%, e stimiamo vi sia ancora spazio per la crescita. I principali motivi per cui favoriamo l’energetico sono tre e il primo è estremamente correlato al petrolio. Con la riapertura post-pandemica, sembrerebbe che l’utile per azione (Earning Per Share) delle società petrolifere possa crescere del +84%, e nel 2023 del +22%. Inoltre, stimiamo che i titoli energetici americani siano sottovalutati poiché il prezzo attuale in borsa risulta significativamente inferiore rispetto al valore di bilancio della società. Anche dal punto di vista produttivo le aziende petrolifere avrebbero un vantaggio, poiché i margini per l’attività di raffinazione sono superiori rispetto a quelli attesi”.
Oprandi preferisce quindi l’industria energetica rispetto a quella dei bancari, in quanto nonostante sembrerebbe che il settore dei financials possa beneficiare maggiormente dell’atteso aumento dei tassi d’interesse rispetto ad altri, stima un aumento dei costi per il 2022. “Altro elemento interessante, riguarda l’attesa ‘normalizzazione’ dell’attività dei Capital Markets tipiche delle banche d’investimento, ovvero una riduzione dell’emissione di strumenti finanziari emessi dalle banche per i loro clienti”, conclude.