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Assegno unico, a chi spetta l’aumento del 50%

Assegno unico

La legge di Bilancio prevede un incremento per i nuclei con tre o più figli. A patto che l’Isee non superi i 40 mila euro. Ecco come cambiano gli importi

La legge di Bilancio del governo Meloni, al momento in discussione in parlamento, prevede novità importanti per l’assegno unico. Alla voce aiuti alle famiglie il governo ha infatti destinato in totale 1,5 miliardi di euro, e una parte di questi serviranno per aumentare del 50% l’assegno unico dei nuclei che abbiano determinati requisiti.

La misura, come noto, consiste in un beneficio economico mensile attribuito ai nuclei familiari, tenuto conto dell’Isee.

Assegno unico, ecco cosa cambia

La manovra prevede, a partire da 1° gennaio 2023, un aumento del 50% dell’assegno unico a vantaggio di quelle famiglie con almeno tre figli e con almeno uno di questi di età compresa tra uno e tre anni. Condizione necessaria è però che l’Isee del nucleo non superi i 40 mila euro.

Attualmente per ogni figlio minorenne o con disabilità si prevede un importo di 175 euro mensili per Isee fino a 15mila euro. La somma si riduce con gradualità all’aumentare dell’Isee, fino a un minimo di 50. Con le nuove regole l’importo base passerà da 50 a 75 euro, mentre la quota massima salirà da 175 a 262,5 euro al mese.

Saltato quindi l’annunciato raddoppio da 100 a 200 euro mensili del contributo per le famiglie numerose, queste potranno beneficiare (se hanno tre o più figli) di un aumento del 50% dell’assegno unico fino ai tre anni di ciascun figlio. La modifica ovviamente riduce la platea degli interessati. Sparito dal testo della manovra anche il bonus da 100 euro previsto per i primi tre anni di vita dei gemelli. 

I benefici dell’assegno unico

Secondo l’Istat, nel 2022 l’insieme delle politiche sulle famiglie ha ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%. Le stime dell’Istituto di statistica includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: la riforma Irpef; l’assegno unico e universale per i figli a carico; le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas; l’anticipo della rivalutazione delle pensioni. 

La riforma dell’Irpef, l’assegno unico e gli altri interventi hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3 punti percentuali), sia monogenitori (-4,2), soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico.

In particolare, l’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4 punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni.

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