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Assegno unico, via alla rivalutazione dell’8,1%: a chi spetta

Assegno unico

Da febbraio arrivano gli aumenti contro l’inflazione. La quota minima sale a 54,1 euro, la massima a 189,2 euro. E non solo: tutti gli importi

Per aiutare le famiglie a far fronte all’aumento dei prezzi, l’Assegno unico universale viene potenziato. A partire dalla mensilità di febbraio, quindi, come previsto dal testo di legge che ha istituito la misura (Dlgs 230/2021), l’importo dell’aiuto crescerà. Oltre agli aumenti decisi dalla legge di Bilancio solo per alcuni casi, è in arrivo quindi un ulteriore incremento dell’8,1%. 

Sono 5,4 milioni le famiglie con figli che riceveranno la nuova mensilità adeguata all’inflazione. La quota rivalutata relativa al mese di gennaio verrà invece saldata con il pagamento del mese di marzo.

Rivalutazione assegno unico, quanto vale

Il tasso di rivalutazione dell’Assegno unico è stato definito dall’Inps d’intesa con il ministero delle Finanze. Ed è in linea con la variazione media annua dell’Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi) dell’Istat. In attesa delle tabelle con i nuovi importi per il 2023, risulta pari all’8,1%.

L’adeguamento, come comunicato dall’Inps a dicembre, viene applicato sia sugli importi base dell’assegno unico previsti per ciascun figlio sia sulle soglie Isee che modulano gli importi. Sul fronte degli importi base la quota minima sale a 54,1 euro dai precedenti 50. Quella massima passa invece da 175 a 189,2 euro. Per accedere all’importo massimo bisognerà avere un’Isee non superiore a 16.215 (prima era 15.000). Per avere diritto al minimo, invece, il valore passa da 40mila a 43.240.

È prevista poi una rivalutazione anche sulle maggiorazioni previste per legge. Ad esempio, per il secondo percettore di reddito da lavoro, per le madri under 21 da 20 a 21,6 euro e per i figli successivi al secondo.

Le altre cose da sapere

La maggiorazione per l’Assegno unico universale per i figli a carico erogata alle famiglie nelle quali entrambi i genitori lavorano, come comunicato lo scorso 18 febbraio dall’Inps, è estesa anche a quelle nelle quali uno dei genitori viene a mancare per un anno dal decesso. La norma sull’assegno unico stabilisce che nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, è prevista una maggiorazione per ciascun figlio minore pari a 30 euro mensili. 

“Tenuto conto della maggiore fragilità dei nuclei vedovili – precisa l’Inps –, su conforme parere del Ministero del Lavoro, si comunica che è erogato d’ufficio il bonus per il secondo percettore di reddito ai nuclei vedovili per i decessi del genitore lavoratore che si sono verificati nell’anno di competenza in cui è riconosciuto l’Assegno. Al fine di beneficiare della maggiorazione non è previsto alcun adempimento ulteriore in capo agli utenti interessati. Pertanto, per le domande di Assegno presentate a decorrere dal 1 gennaio 2022, la maggiorazione in esame sarà applicata fino al mese di febbraio 2023 e cesserà di essere erogata a decorrere dalla rata di Assegno, qualora spettante, per la mensilità di marzo 2023. Tale prassi troverà applicazione anche per le future annualità di erogazione dell’Assegno; pertanto, il decesso del genitore lavoratore nel corso dell’annualità di fruizione dell’Assegno non comporta la perdita del bonus sino alla conclusione dell’annualità della prestazione stessa”.

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