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Inflazione: alimentari giù, ma sale l’energia. Le città più care

Inflazione

A settembre inflazione in calo al 5,3%. Ma i consumatori temono una nuova impennata: una famiglia spende 654 euro in più all’anno solo per mangiare. A Genova i rincari maggiori

Inflazione in calo a settembre. Secondo l’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo il mese scorso ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, da +5,4% del mese precedente. Rallentano in termini tendenziali i prezzi degli alimentari, per la cura della casa e della persona (da +9,4% a +8,1%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,9% a +6,6%). 

I consumatori temono una nuova impennata dell’inflazione

Nonostante il calo, i consumatori restano preoccupati per una nuova possibile impennata dell’inflazione nei prossimi mesi. “I prezzi al dettaglio non scendono come dovrebbero. E con la risalita dell’energia si rischia in Italia una nuova pericolosa spirale inflattiva”, avverte Assoutenti. Per l’associazione i prezzi in Italia faticano a diminuire. In particolare la voce ‘alimentari e bevande’ continua a registrare una inflazione altissima, pari al +8,5% annuo. Un aumento equivalente ad una maggiore spesa da 654 euro all’anno per una famiglia con due figli solo per mangiare. 

“Una situazione su cui pende la spada di Damocle del caro-bollette, con la guerra scoppiata in Israele che ha fatto impennare le quotazioni dell’energia e potrebbe presto avere effetti diretti sulle tariffe di luce e gas in Italia”, avverte il presidente Furio Truzzi, per il quale un rincaro dei costi energetici determinerebbe un rialzo a cascata dei listini al dettaglio in tutti i settori. Con una nuova spirale inflattiva a danno dei consumatori. “Va bene lanciare panieri trimestrali salva-spesa, ma ciò che più di tutto serve adesso è un intervento sulla tassazione dei beni energetici, dalle bollette ai carburanti, essendoci ampi margini di manovra per operare in tal senso a beneficio non solo dei consumatori, ma dell’intera economia nazionale”, sottolinea Truzzi.

Anche per il Codacons si tratta di un calo insufficiente. Per l’associazione infatti una famiglia tipo deve far fronte a un aumento della della spesa di 1.550 euro. Che sale a 2.008 euro all’anno per un nucleo con due figli. I numeri dell’Istat dimostrano, scrive il Codacons, “che l’inflazione cala al rallentatore, passando dal +5,4% di agosto al +5,3% di settembre. Con alcuni settori come beni alimentari e carrello della spesa che segnano una crescita dei prezzi ancora sostenuta, rispettivamente +8,4% e +8,1%. Il Governo deve adottare misure più incisive per ottenere una riduzione immediata dei listini al dettaglio, a partire da un congelamento delle accise sui carburanti. Il paniere anti-inflazione partito ad ottobre, infatti, non appare assolutamente in grado di far scendere i prezzi e tutelare i redditi delle famiglie”.

Genova città più cara, Potenza la più virtuosa

Quanto alle città d’Italia, secondo Unione nazionale dei consumatori, Genova è quella con l’inflazione più alta a settembre (7,3%) mentre Potenza è dove i prezzi corrono meno (3,4%). Se si guarda alla spesa, secondo l’Unc Genova è sul podio dei rincari con 1.591 euro in più a famiglia, seguita da Milano con 1,575 euro (nonostante inflazione sia al 5,8%). Terza Alessandria, che con il 7% ha la seconda inflazione più alta d’Italia ex-aequo con Brindisi e una spesa supplementare pari a 1555 euro annui per una famiglia tipo. Sull’altro fronte della classifica, la più virtuosa in termini di spesa aggiuntiva più bassa è sempre Potenza, con l’inflazione più bassa del Paese (+3,4%) e dove in media si spendono 671 euro in più all’anno. Al secondo posto Caserta, (+3,8%, +739 euro). Medaglia di bronzo Reggio Calabria (+4,2%, +784 euro).

In testa alla classifica delle regioni più ‘costose’, con un’inflazione annua a +7,1%, c’è la Liguria che registra a famiglia un aggravio medio pari a 1.465 euro su base annua. Segue la Lombardia, dove la crescita dei prezzi del 5,3% implica un’impennata del costo della vita pari a 1.377 euro. Terza il Piemonte, +6,2% e 1.354 euro. La regione nella quale i prezzi corrono meno è ancora una volta la Basilicata, +3,4%, pari a 658 euro, seguita dal Molise (+4,7%, +861 euro). Chiude il podio la Puglia (+5,4%, +874 euro). A Roma l’inflazione è al 5,2% con un aggravio per la famiglia tipo di 1.218 euro mentre a Napoli è al 5,5% con un aggravio di spesa di 1.113 euro.

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