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Azioni, what else?

Per Gam Investments, non esiste ancora un’alternativa convincente alle azioni, il cui il rendimento reale è rimasto conveniente. L’analisi

“Gli investitori cercano molteplici strade per raggiungere una condizione finanziaria in salute. Alcune sono familiari, come i contanti, le obbligazioni e gli immobili, altre più esotiche come l’oro, le criptovalute, i token non fungibili (Nft) e persino le proprietà virtuali nel metaverso. Tuttavia, nel tempo, il rendimento reale delle azioni è rimasto conveniente”. È l’analisi di Julian Howard, lead investment director, multi asset portfolios di Gam Investments, secondo cui anche in presenza dell’elevata volatilità odierna, non esiste ancora un’alternativa convincente all’equity.

“Quest’anno l’S&P 500 è sceso del -13,7% da un anno all’altro fino al 9 settembre, mentre i mercati sono alle prese con la guerra, l’aumento dell’inflazione e l’incertezza delle risposte politiche da parte dei governi e delle banche centrali – analizza -. Ciononostante, attualmente l’interesse per le azioni rimane inalterato se si valutano i rendimenti assoluti e relativi. Considerando per semplicità l’indice S&P 500, il rendimento atteso degli utili è attualmente di poco superiore al 5%. Questo dato si confronta positivamente con il rendimento del 3,2% offerto dai Real Estate Investment Trust (REIT), misurato dal Blackrock Global REIT, nonché con il 3,3% offerto dai titoli del Tesoro Usa a 10 anni e, naturalmente, con il rendimento nullo offerto da oro, criptovalute e altri asset speculativi”.

Lieccesso di rendimento di cui godono le azioni rispetto ad altri asset come i Treasury statunitensi è noto come premio per il rischio azionario (Erp) e per Howard, sebbene l’attuale Erp di poco inferiore al 2% rispetto ai Treasury non sia certo stellare, suggerisce comunque che non esiste un’alternativa alle azioni su una base puramente di rendimento. 

“Tuttavia  precisa l’esperto -, ciò che questa valutazione del rendimento relativo non coglie è l’allettante prospettiva, a differenza delle obbligazioni che restituiscono solo il rendimento e il capitale originario, di un significativo apprezzamento aggiuntivo del capitale quando le azioni sfruttano i progressi dell’innovazione commercializzati dalle aziende”.

Secondo Howard, le azioni saranno sempre in competizione con altre classi di attivi nei portafogli di investimento, poiché molti investitori cercano la diversificazione per controllare la volatilità. “Un’allocazione esclusivamente azionaria richiede un orizzonte temporale e un adattamento psicologico che non sono adatti a tutti gli investitori – evidenzia -. Se da un lato l’S&P 500 ha garantito un solido 10% di rendimento annualizzato nei 30 anni fino al 9 settembre 2022, dall’altro ha prodotto ai suoi una deviazione standard annualizzata del 14,8%, in quanto i mercati hanno affrontato la disfatta tecnologica dei primi anni del 2002, la crisi finanziaria globale del 2008, la crisi dell’eurozona del 2011, e, più di recente, il panico da Covid-19 dei primi anni del 2020 e l’invasione dell’Ucraina con la relativa inflazione”.

“Anche tenendo conto di tutto ciò, tuttavia, il rendimento reale che le azioni offrono ‘intrinsecamente’ nel tempo rimane interessante. In termini di salute finanziaria, quindi, le azioni sono davvero l’equivalente dell’esercizio fisico, anche se è giusto segnalare che altri approcci ricoprono un ruolo nel conseguimento di performance corrette per il rischio”, conclude quindi l’esperto.

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