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Cinque motivi per puntare sulla transizione energetica

Per Schroders l’azionario legato alla transizione energetica può superare la tempesta dell’inflazione e offrire ottime opportunità di investimento di lungo termine

Le attuali pressioni inflazionistiche stanno pesando sui mercati azionari globali e impattando più che mai sull’azionario legato alla transizione energetica, con molti dei sotto-settori nell’occhio del ciclone. Sebbene queste minacce di breve termine siano dannose, secondo Alexander Monk e Mark Lacey, rispettivamente global renewables analyst e head of global resource equities di Schroders, non dovrebbero intaccare le opportunità di investimento di lungo termine.

I colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento, l’aumento dei costi degli input, le preoccupazioni sullo stato di salute della ripresa economica e la minaccia di un rialzo dei tassi di interesse hanno creato un contesto molto complesso per tutti i settori del mondo, ma sicuramente quelli legati alla transizione energetica ne sono più esposti. Secondo i due esperti, però, ci sono cinque motivi per cui l’azionario legato alla transizione energetica è in grado di superare la tempesta dell’inflazione.

Il primo è che le attuali disruption saranno probabilmente di breve termine. “Pur ritenendo che le attuali tensioni nelle catene di approvvigionamento potrebbero perdurare fino al 2022, alla fine comunque si attenueranno – affermano Monk e Lacey -. L’aumento dei costi di materie prime e trasporti innescherà una risposta sul lato dell’offerta, che allevierà le pressioni sui costi di beni e servizi. Inoltre, i trend di investimento legati ai sistemi energetici ‘net zero’ restano incredibilmente solidi, aprendo a un possibile rimbalzo degli ordini e dei rendimenti quando le difficoltà di breve termine rallenteranno”.

Il secondo motivo è che le opportunità di lungo termine restano invariate. A detta dei due esperti Schroders, anche se le tempistiche di affievolimento dei venti contrari sono incerte, le opportunità di lungo termine legate alla transizione energetica restano valide, e diverranno più solide via via che l’economia migliorerà, la domanda accelererà e le politiche di supporto aumenteranno. “In quanto investitori di lungo termine sulla transizione energetica, miriamo a sfruttare le disruption di breve periodo come opportunità per acquistare”, sottolineano.

La terza ragione sta nel fatto che la competitività delle rinnovabili resta incredibilmente solida. “Il costo per sviluppare progetti eolici e solari è aumentato con l’inflazione. Tuttavia, questo aumento non è niente in confronto al rimbalzo dei prezzi delle commodity per gli asset energetici convenzionali (per esempio carbone e gas) e dei costi legati alle emissioni che questi operatori devono pagare per poter produrre – fanno notare Monk e Lacey -. Inoltre, le rinnovabili diverranno sempre più competitive via via che nuove innovazioni saranno disponibili. I moduli solari e le turbine eoliche hanno visto i costi migliorare a tassi di apprendimento del 28% e dell’11% (all’anno) rispettivamente”.

Sebbene questo tasso di miglioramento vedrà inevitabilmente un rallentamento, per i due esperti via via che i guadagni incrementali diventeranno difficili da ottenere, ci saranno ulteriori progressi. “Aumentare la generazione di energia per pannello o turbina significa che gli sviluppatori potranno generare la stessa quantità di elettricità con operazioni più contenute”, evidenziano.

Il quarto motivo è che la domanda sottostante resta molto solida. “La domanda di energia rinnovabile da parte delle aziende continua ad aumentare, man mano che un numero crescente di società si impegna a raggiungere target di ‘net zero’ – argomentano -. La domanda di soluzioni solari residenziali e di capacità di immagazzinamento resta incredibilmente forte, con la crescita delle preoccupazioni sul fronte della sicurezza energetica e i benefici economici che diventano sempre più evidenti. Abbiamo visto anche una notevole crescita della domanda di veicoli elettrici a livello globale”.

Infine, quinta ragione, le politiche a supporto della transizione energetica continuano a consolidarsi. A detta di Monk e Lacey, anche se i pacchetti infrastrutturali del presidente Biden sono attualmente in stallo al Congresso, è probabile che passeranno con qualche modifica. Insieme alle politiche dell’Ue e i target sempre più ambiziosi della Cina, le politiche a supporto della transizione energetica, insomma, continuano a crescere. “Abbiamo anche visto una nuova ed entusiasmante trazione nei mercati del ‘carbon pricing’. Con la Cina che ha introdotto il suo schema di scambio di emissioni l’anno scorso, oltre il 20% delle emissioni a livello globale sono ora coperte da un qualche tipo di politica formale”, concludono.

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