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Dal rischio Cina al caro-energia: come rivedere i portafogli

mercati e volatilità

La ricetta di Germano (Amundi): “Meglio adottare una posizione neutrale in termini di allocazione al rischio e mantenere alcune coperture. Rimaniamo costruttivi sul credito”

Sui mercati internazionali si addensano le nuvole. Nelle ultime settimane gli investitori hanno dovuto metabolizzare alcuni segnali contrastati provenienti dall’economia Usa (occupazione vendite al dettaglio, inflazione), mentre la Fed ha annunciato un potenziale tapering, pur con un approccio complessivo graduale e pur continuando a prevalere la narrativa della “crescita insufficiente”. In questo memento, Matteo Germano cio di Amundi Sgr e global head of multi-asset di Amundi, vede sullo sfondo due rischi crescenti che impongono delle modifiche per i portafogli.

Il primo è la Cina con la diffusione in estate della variante Delta, la nuova ondata regolatoria e la saga Evergrande. “Il rallentamento del ciclo cinese innescherà politiche monetarie e fiscali accomodanti, come testimoniato dall’ultimissimo intervento della banca popolare cinese per evitare una crisi di liquidità”, sostiene. Il secondo rischio riguarda l’inflazione da rialzo dei prezzi dell’energia e degli alimentari. “Il tema dell’aumento dei prezzi dell’energia sta diventando incandescente in Europa, dove le quotazioni del gas sono salite a livelli record – prosegue -. Anche i prezzi degli alimentari stanno aumentando e il tema è particolarmente scottante nei mercati emergenti. I due argomenti sono importanti per quanto riguarda l’evoluzione delle narrative sull’inflazione e il rispetto degli impegni a lungo termine dei governi nell’affrontare la sfida climatica”.  

In questo contesto per l’esperto è necessario per gli investitori riesaminare alcune convinzioni chiave, vedere se saranno ancora valide nel quarto trimestre e ricalibrare i portafogli.

È ora di modificare l’allocazione al rischio e diventare più difensivi? 

“Visto il crescente rischio di inflazione e l’indebolimento della dinamica economica, aumenta anche il rischio di stagflazione. Eppure, alla luce dell’atteggiamento accomodante delle banche centrali e della mancanza di alternativa alle azioni, ancora una volta è difficile ipotizzare una capitolazione a breve dei mercati. In ogni caso, data la straordinaria performance dei listini azionari dall’inizio dell’anno, e dato il rischio che l’inflazione torni a farsi sentire, consigliamo di adottare una posizione neutrale in termini di allocazione al rischio e di mantenere alcune coperture. Rimaniamo costruttivi sul credito. Data la compressione degli spread, gli investitori dovrebbero cercare di individuare dei titoli in grado di mettere a segno una buona performance in un’ottica di rialzo dei tassi e di riapertura delle economie oppure con un rischio di duration più basso (debito subordinato, obbligazioni societarie High Yield)”.

La preferenza per i titoli azionari value è ancora valida? 

“La preferenza per i titoli value rispetto a quelli growth è stata una delle linee guida fin dall’inizio del reflation trade innescato dall’avvio delle campagne vaccinali. I timori relativi alla diffusione delle varianti hanno portato a un’interruzione temporanea di questo trend nel corso dell’estate. Ciò nonostante, riteniamo che possa proseguire sia negli Usa, sia in Europa, dove il divario delle valutazioni tra titoli growth e value è ancora ampio in termini storici. Più andiamo avanti con la preferenza per i titoli value, e più iniziano a emergere alcuni temi specifici.  Negli Stati Uniti, l’universo value consiste di interessanti business case legati al mondo dell’innovazione e dell’energia rinnovabile che potrebbero beneficiare ulteriormente delle politiche economiche oggetto di discussione da parte dell’amministrazione Biden. In Europa, il comparto finanziario e quello industriale offrono titoli qualitativamente interessanti. Sarà fondamentale valutare caso per caso l’impatto che l’aumento dei prezzi dell’energia avrà sui margini”.

Visto l’imminente tapering negli Usa e una possibile inflazione vischiosa, quali consigli si possono dare agli investitori riguardo alla loro allocazione obbligazionaria? 

“Il reddito fisso potrebbe sembrare un’asset classe al capolinea, ma non lo è; in realtà è in corso una sua ristrutturazione. Rimane una componente core importante dei portafogli degli investitori, sia come elemento di diversificazione rispetto alle azioni, sia come fonte di reddito. La preferenza maggiore va ai titoli a scadenza breve. Gli investitori dovrebbero abbandonare l’approccio statico al benchmark (rischio di high duration) e adottare un’allocazione più flessibile nella ricerca di rendimento. Sono presenti sacche di valore un po’ ovunque, sui mercati cartolarizzati negli Usa, nei titoli periferici in Europa, e in alcune obbligazioni selettive dei mercati emergenti. Visto che si sta avvicinando l’avvio del tapering, gli investitori dovrebbero verificare che la loro allocazione core alle obbligazioni sia in grado di resistere a un quadro congiunturale più difficile”.

I mercati emergenti sono ormai fuori gioco oppure offrono ancora delle opportunità per i portafogli degli investitori? 

“Da inizio anno, le azioni dei mercati emergenti hanno sottoperformato in modo significativo rispetto a quelle dei mercati sviluppati. Buona parte di questa sottoperformance è imputabile alla Cina. Un’altra causa è la strada divergente imboccata dall’attività economica a causa della lenta implementazione della campagna vaccinale nei mercati emergenti. L’outlook sta comunque migliorando nonostante persistano elementi negativi come il sentiment ancora molto debole degli investitori cinesi sul breve termine, alcuni problemi politici in America Latina e in Turchia e una situazione del Covid-19 che non si è ancora normalizzata del tutto in Asia. Di recente, la dinamica dell’economia ha iniziato a dare segnali di progresso nei mercati emergenti, e a partire da giugno le sorprese positive sono state maggiori rispetto a quelle osservate nei mercati sviluppati. Si potrebbe quindi aumentare l’allocazione ai mercati emergenti, generalmente sottopesati, con riallocazioni più consistenti nell’ultima parte dell’anno, ovvero quando le iniziative regolatorie cinesi dovrebbero diventare più sfumate e la situazione del Covid nei mercati sviluppati più chiara. Per quanto riguarda le obbligazioni dei mercati emergenti, l’outlook è già più costruttivo, soprattutto sul credito in valuta forte e sulle obbligazioni high yield. Visti i bassi rendimenti generali e l’approccio molto graduale della Fed al tapering, questo segmento offre motivi d’interesse agli investitori a caccia di rendimento”. 

Cosa tenere d’occhio nel quarto trimestre?

“Per quanto riguarda il Q4, a nostro avviso sono tre i temi principali che gli investitori dovrebbero monitorare: l’evoluzione della narrativa sulla stagflazione, gli sviluppi sul fronte ambientalista a seguito della COP26 e l’ondata regolatoria in Cina. Nel complesso, vista la brillante performance degli attivi rischiosi da inizio anno e i rischi che si profilano all’orizzonte, si consiglia una certa cautela: non inseguire il rialzo dei mercati, ma cercare delle opportunità per spostare l’allocazione verso le aree dove le valutazioni non sono così eccessive”.

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