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Ecco perché l’Asia guiderà la ripresa 2021

Per Ubp l’area si espanderà a un ritmo del 4,7% quest’anno. E l’India crescerà al ritmo più veloce

Di Carlos Casanova, senior economist Asia di Union Bancaire Privée (Ubp)

Secondo le nostre previsioni, l’Asia dovrebbe guidare la ripresa economica globale nel 2021. Escludendo la Cina, l’area si espanderà lentamente a un ritmo del 4,7% nel 2021 rispetto al -4,3% del 2020. In termini di disparità regionale, l’India crescerà del 9,0% nel 2021, il ritmo più veloce in Asia e significativamente al di sopra della contrazione del -8,0% riportata nel 2020. Al contrario, il Giappone sarà il mercato asiatico meno dinamico, con un’espansione del 2,5% nel 2021 contro una contrazione del -4,8% nel 2020.  Uno dei principali fattori che caratterizza queste diseguaglianze riguarda il ritmo della campagna vaccinale.

L’andamento della ripresa dipenderà anche dal grado di esposizione delle economie a pressioni cicliche al rialzo. I Paesi in cui la spesa dei consumi finali rappresenta una quota maggiore del Pil dovrebbero beneficiare maggiormente di una normalizzazione dell’attività economica. Inoltre, la campagna vaccinale favorirà anche una graduale ripresa del settore dei trasporti, riducendo i venti contrari ciclici per le economie dell’Asia in cui una quota del Pil è fortemente dipendente dal turismo.

La maggior parte delle Banche Centrali asiatiche ha optato nel 2020 per cicli intensi di tagli dei tassi, più che durante la crisi finanziaria globale del 2009. Tuttavia, dopo l’ultimo taglio operato della Banca Centrale indonesiana il 18 febbraio, queste politiche non dovrebbero proseguire ulteriormente. In futuro, le Banche Centrali della regione continueranno a diffidare delle aspettative di una maggior inflazione e di un irrigidimento della curva dei rendimenti dei Treasury. Insieme, entrambi i fattori si tradurranno probabilmente in una compressione dei differenziali dei tassi reali con gli Stati Uniti.

A causa del restringimento dei differenziali, gli investitori che cercano di impiegare liquidità nel carry potrebbero trovare i titoli di stato asiatici meno interessanti rispetto alla seconda metà del 2020, riducendo così il potenziale per ulteriori afflussi di capitale. Nonostante l’inflazione dei prezzi al consumo sia rimasta contenuta a gennaio 2021, prevediamo che la maggior parte delle economie asiatiche sperimenterà un’inflazione più alta nel 2021 a causa dei base effect che inizieranno a manifestarsi da aprile. Ciò ad esclusione di Cina e India, dove le pressioni deflazionistiche potrebbero persistere a causa delle interruzioni delle catene di approvvigionamento del comparto alimentare locale che si sono versificate lo scorso anno. Di conseguenza, le Banche Centrali avranno minor spazio per continuare a stimolare l’economia con i mezzi tradizionali.

La ripresa ciclica dipenderà anche dalla domanda dei principali mercati di esportazione come la Cina e gli Stati Uniti. Abbiamo osservato un certo spostamento della domanda dai mercati asiatici verso la Cina nel 2020. Questo è stato il risultato delle interruzioni delle catene di approvvigionamento in molte economie asiatiche, che hanno subito lockdown più lunghi rispetto alla Cina. La situazione si invertirà nel 2021, con un miglior supporto per le attività manifatturiere e le esportazioni. Al di là di questo effetto base, l’Asean è diventato il primo partner commerciale della Cina nel 2020, seguito da Unione europea e dagli Stati Uniti. In futuro, il commercio interregionale continuerà a dare impulso alla crescita, man mano che la Cina riequilibrerà la sua economia verso una crescita orientata al consumo. Per entrambe le ragioni sopra menzionate, l’attività potrebbe riprendere in modo più significativo nelle economie che fanno parte delle catene di approvvigionamento sia della Cina sia degli Stati Uniti.

Oltre a questi fattori ciclici, i mercati emergenti asiatici beneficeranno anche di tendenze strutturali a lungo termine. La pandemia ha evidenziato alcuni dei limiti associati all’eccessiva dipendenza da un mercato e alla concentrazione della catena di approvvigionamento. Anche la Cina vuole diversificare l’economia, abbandonando la produzione di prodotti di base per prediligere quella ad alto valore aggiunto. Dati i collegamenti esistenti nelle supply chain, i costi relativamente bassi della manodopera e le tendenze demografiche favorevoli, crediamo che a beneficiarne maggiormente saranno i mercati emergenti della regione. Il cambiamento strutturale si tradurrà in maggiori Investimenti diretti da parte di aziende straniere – sia da parte di aziende cinesi sia provenienti da aziende globali – nel settore manifatturiero, che dovrebbero continuare a spingere il settore e una maggior crescita potenziale in molte di queste economie.

Il consolidamento di una ripresa ciclica e le prospettive di maggiori utili continueranno a sostenere gli afflussi nei mercati asiatici nel breve termine. Tuttavia, questi rimarranno subordinati al ritmo dell’irrigidimento della curva dei rendimenti Usa. Nel caso in cui quest’ultimo superi le aspettative, è possibile che gli investitori globali spostino i capitali verso i Treasury Usa, il che potrebbe portare a minori afflussi verso i mercati emergenti asiatici. Sul fronte del reddito fisso, il miglioramento delle prospettive di crescita sosterrà anche il debito asiatico lì dove il rapporto rischio-ricompensa rimane favorevole, anche nel caso in cui l’economia statunitense si riprenda più rapidamente del previsto.

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