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I fondi Esg sono più convenienti. Il confronto

Le strategie sostenibili, oltre ad essere più numerose, costano meno delle tradizionali. Poco rilevante invece la differenza di performance. L’analisi di Ey

II fondi Esg fanno risparmiare. È quanto emerge da un’analisti di Ey, che ha messo a confronto i prodotti sostenibili con quelli tradizionali. Stando ai dati, le strategie che rispettano i criteri ambientali, sociali e di governance, oltre ad essere più numerose, costano meno sia dal lato delle spesse correnti sia da quello delle commissioni. Meno rilevante invece la differenza di performance.

Dall’indagine Ey, si nota chiaramente come il panorama europeo degli investimenti vede una crescente diffusione di prodotti di investimento con rating Esg, secondo l’art.8 e l’art.9 della normativa europea Sustainable Finance Disclosure Regulation (Sfdr). Gli analisti hanno confrontato queste strategie con quelle tradizionali gestite dai principali asset manager europei di Italia, Francia, Germania, Svizzera, Paesi Bassi e Paesi Nordici e appartenenti alle categorie “European Equity” ed “Emerging Market Equity” con l’obiettivo di compararne la distribuzione, i costi e i rendimenti.

Dal punto di vista della distribuzione, l’analisi evidenzia che il 65% dei fondi European Equity analizzati investe secondo i principi Esg e solo il 35% mantiene una strategia non Esg. Al contrario ,solo il 37% degli Emerging Market Equity persegue una strategia sostenibile.

Quanto a costi,  sia le spese correnti sia le commissioni di gestione sono inferiori per i fondi sostenibili rispetto ai tradizionali. Per le strategie European Equity, in particolare, le spese correnti degli Esg risultano l’1,83% contro l’1,99% dei tradizionali. Stesso discorso per le commissioni di gestione che si fermano all’1,55% contro l’1,78% dei non-Esg.

Sui rendimenti, invece, non emerge una chiara differenza tra la performance nel breve termine dei due tipi di fondi comuni. Tuttavia, riguardo agli European Equity, gli analisti segnalano che la performance a 3 anni degli Esg risulta significativamente più alta rispetto ai tradizionali: 19% contro il 7%.

“Nonostante i numerosi requisiti normativi sottostanti i fondi Esg e i costi crescenti di compliance che gli asset manager devono sostenere, dalla nostra ricerca emerge come sia le spese correnti sia le commissioni di gestione di tali fondi risultano inferiori a quelle dei fondi non-Esg”, osserva Giovanni Andrea Incarnato, Italy wealth & asset management leader di Ey, secondo cui questo dato può avere diverse motivazioni.

“Da un lato – chiarisce – gli asset manager ritengono che gli investitori si orienteranno in misura sempre maggiore sui fondi Esg, che diventeranno la loro scelta abituale definendo un prezzo basato sul valore percepito dagli investitori piuttosto che su un Tco (Total Cost of Ownership) degli stessi; dall’altro sembra emergere una stretta correlazione tra gli obiettivi di sostenibilità dei prodotti e la sostenuta richiesta di trasparenza proveniente dal mercato su valore e costi sostenuti, il Value-for-money”.

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