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Inflazione, tre idee per un portafoglio protetto

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Bond sovrani inflation-linked, azioni cicliche e asset ad alto rendimento con una duration relativamente breve: ecco la ricetta di T. Rowe Price

Per oltre un decennio, l’inflazione non è stata considerata tra i principali rischi d’investimento: dalla crisi finanziaria globale in poi, la deflazione ne ha modificato la percezione. Ora che le pressioni inflazionistiche stanno aumentando in tutto il mondo, lo scenario potrebbe cambiare, anche se è opinione diffusa che il rialzo sia temporaneo. Non c’è però da farsi prendere dal panico, visto che i modi per mettere al riparo i portafogli dai rischi di un’impennata duratura dei prezzi non mancano. Ne sono convinti  Yoram Lustig e Michael Walsh, rispettivamente head of Emea multi‑asset solutions e multi‑asset solutions strategist di T. Rowe Price, che ne suggeriscono tre in particolare: bond sovrani inflation-linked, azioni cicliche e asset ad alto rendimento con una duration relativamente breve.

Gli effetti di un’elevata inflazione sui mercati

Per i due esperti è infatti innegabile che se l’inflazione dovesse rimanere elevata a lungo, sarebbe un problema per i mercati finanziari. Generalmente,  un’alta inflazione comporta tassi d’interesse più elevati, il che può portare i mercati obbligazionari a un sell-off; in passato, anche le valutazioni azionarie si sono abbassate a causa di un’elevata inflazione. In queste condizioni, la maggiore correlazione tra azioni e obbligazioni può ridurre i benefici della diversificazione di un portafoglio multi-asset.

“A nostro avviso – spiegano -, l’inflazione a breve termine degli Usa sarà più alta rispetto agli ultimi dieci anni, ma non abbastanza per essere una grande preoccupazione. I recenti dati sull’inflazione sono stati fortemente influenzati dall’estremo rialzo dei prezzi nei settori che hanno visto una brusca interruzione e una conseguente ripresa a causa della pandemia, come auto e viaggi. Guardando nel dettaglio i driver dell’innalzamento dell’inflazione, riteniamo che questi dovrebbero attenuarsi nel breve termine”.

Per esempio, secondo Lustig e Walsh un driver chiave sul lato della domanda è stata la riapertura delle principali economie dopo le restrizioni per la pandemia. “Non pensiamo che questo possa succedere di nuovo – precisano -, e perciò riteniamo che l’attuale impulso alla spesa si attenuerà nel tempo. Le disruption nelle filiere di produzione sono state un secondo driver: con il ritorno alla normalità, o ad una sorta di normalità, l’offerta e la produzione dovrebbero riavvicinarsi ai livelli pre-pandemia. Un terzo fattore è stato l’effetto di base. Solitamente, l’inflazione è misurata su base annua: i prezzi di oggi sono comparati a quelli dell’anno scorso. Nel 2020, il mondo è stato rallentato dalla pandemia, che ha fatto crollare domanda e prezzi: non dovrebbe dunque sorprendere una variazione annuale così rilevante, essendo la base di partenza così bassa”.

L’incertezza sull’inflazione impone cautela

Tuttavia, per quanto l’evidenza indichi che il picco di inflazione sia temporaneo, non ve ne è certezza, e non si può escludere un lungo periodo di prezzi in crescita. Di conseguenza, Lustig e Walsh spiegano di star monitorando attentamente i costi degli alloggi, componente significativa dei prezzi al consumo, e l’inflazione salariale: incrementi duraturi di queste due componenti potrebbero alimentare l’inflazione.

“Inoltre – aggiungono -, i rallentamenti logistici e di fornitura potrebbero permanere, con i programmi di vaccinazione che differiscono tra Paesi, e alcuni settori potrebbero essere più lenti di altri a tornare a pieno regime. Anche se ci auguriamo livelli ragionevoli di inflazione, non troppo bassa da diventare deflazione, non troppo alta da ostacolare la crescita degli investimenti, i portafogli dovrebbero includere una certa protezione, in equilibrio con il suo costo”.

Tre modi per proteggere i portafogli dall’inflazione

Per Lustig e Walsh, dunque, posizionare il portafoglio alla luce di un’inflazione potenzialmente persistente è possibile in tre modi.

1. Acquistando bond sovrani inflation-linked (ILB). “Pensati per aiutare gli investitori a proteggere i portafogli dall’inflazione, gli ILB sono indicizzati al livello dei prezzi, così che i pagamenti in linea capitale e gli interessi seguano l’andamento dell’inflazione – evidenziano -. Un problema è il loro costo, che in molti mercati è alto. Questo significa che offrono rendimenti al netto dell’inflazione bassi o negativi, portando a un rischio di ritorni totali negativi in termini reali. Soprattutto, gli ILB sovraperformano i titoli di Stato nominali standard con duration simile solo se l’inflazione effettiva è più alta rispetto al tasso d’inflazione breakeven (riflesso nella differenza tra il rendimento delle obbligazioni nominali e gli ILB).  Ora, i tassi breakeven sono piuttosto alti, il che rende difficile per gli ILB sovraperformare”.

2. Investendo in azioni cicliche, che tendono a performare bene in un contesto di prezzi crescenti. “Generalmente – fanno notare i due esperti di T. Rowe Price -, l’inflazione aumenta nei periodi di espansione economica, quando gli asset ciclici vanno bene. Tra questi vi sono titoli value, titoli a bassa capitalizzazione, e titoli giapponesi, europei e dei mercati emergenti”.

3. Acquistando asset ad alto rendimento con una duration relativamente breve, come i bond globali high yield e il debito dei mercati emergenti. “I rendimenti più alti rappresentano un cuscinetto da aggiungere ai ricavi totali, rispetto al riscatto dei coupon tradizionali – assicurano Lustig e Walsh -. I due caveat sono il fatto che entrambi gli asset sono collegati ai mercati azionari, e quindi non diversificano il rischio, ma implicano al contempo anche un rischio di credito, rendendo quindi l’analisi creditizia necessaria per mitigare le perdite”.

“Il vantaggio delle idee di investimento al punto 2 e 3 – concludono – è che dovrebbero performare bene durante periodi di inflazione alta e bassa, non necessariamente in periodi di inflazione elevata. In altre parole, potrebbero fornire protezione contro l’inflazione senza il costo di una riduzione dei ricavi attesi. Essendo impossibile avere certezze sul livello di inflazione dei prossimi anni, le strategie di investimento come quelle elencate potrebbero essere particolarmente utili”.

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