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Investire in Cina per non perdere il treno della ripresa

Per Lfde è tempo di cercare opportunità a Pechino, attraverso aziende con sede locale o società Ue che lì svolgono una parte sostanziale della loro attività

Non perdere il treno per la Cina. È questo l’imperativo per gli investitori di tutto il mondo, a maggior ragione dopo gli ultimi dati sul Pil del Dragone che hanno confermato la ripartenza turbo dell’economia dopo la pandemia di Covid-19: le prime stime parlano infatti di una crescita del 18,3% nel primo trimestre del 202. Numeri che fanno di Pechino la locomotiva indiscussa della ripresa globale.

“I dati, certamente, approfittano di un effetto base favorevole dato che il paragone è fatto con il primo trimestre del 2020, periodo in cui l’economia cinese si era confrontata con il fermo improvviso delle sue attività per combattere l’epidemia di Covid, nata proprio lì. Ma il Regno di Mezzo già nell’ultimo trimestre del 2020 recuperava il suo livello di Pil precrisi, con grande anticipo rispetto alle altre potenze economiche”, evidenzia Clément Inbona, gestore di La Financiere de l’Echiquier.

Dietro il locomotore cinese, per il gestore c’è il vagone degli Stati Uniti. “Alla luce del dinamismo riportato dai recenti dati economici e dai sondaggi sulla fiducia, gli Usa dovrebbero tornare al Pil precrisi già nel corso di questo semestre – spiega -. Ne sono una perfetta illustrazione i dati pubblicati a marzo riferiti alle vendite al dettaglio, in crescita del 10% circa nel mese, ben oltre le aspettative, e attestate su uno dei massimi livelli raggiunti dall’istituzione della statistica”. Il livello più alto, del resto, era stato toccato nel maggio del 2020 al termine della prima ondata dei contagi. Oggi, i consumi Usa stanno indubbiamente beneficiando della riapertura delle economie, elettrizzati dagli assegni che l’amministrazione Biden ha recapitato alle famiglie.

In coda al convoglio Cina/Usa segue l’Eurozona, ancora impantanata nelle restrizioni della terza ondata, che stenta a implementare il suo piano di ripresa in attesa di una sentenza della Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe. “La Germania, una volta la forza trainante della zona euro, sta lottando per riprendere velocità, un segno evidente dello stallo del Vecchio Continente – afferma Inbona -. I cinque principali istituti economici del Paese hanno appena tagliato di un punto le previsioni di crescita per il 2021, stimate solo al 3,7% dopo il -4,9% del 2020. Il Pil tornerà probabilmente ai livelli precrisi soltanto nel 2022”.

Il gestore sottolinea anche che, con l’avvio della stagione dei risultati trimestrali, la comunicazione delle aziende sembra coerente con la lettura macroeconomica. Parlano da soli i dati sul fatturato di Lvmh, vetrina del lusso francese, che sono cresciuti nel primo trimestre dell’86% in Asia (ad esclusione del Giappone), del 23% negli Stati Uniti, e sono diminuiti del 9% in Europa.

“Per gli investitori desiderosi di saltare sul treno della ripresa economica sarebbe auspicabile andare a cercare delle opportunità in Oriente, attraverso aziende con sede locale oppure quelle del Vecchio Continente che vi svolgono una parte sostanziale della loro attività… pena correre il rischio di perdersi la partenza dell’Orient Express” conclude Inbona.

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