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L’Europa è pronta a sovraperformare

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Corvino (Zest): “Forme di investimento ibride a metà tra azionario puro e obbligazionario possono offrire rendimenti discreti”

“I titoli esposti a tecnologia e consumo discrezionale sono forti negli indici americani ma non in quelli europei. La carenza di performance di questi comparti potrebbe allora agevolare una sovraperformance dell’Europa nel prossimo futuro”. Ne è convinto Pasquale Corvino, gestore di Zest, che sottolinea come nelle ultime settimane sia iniziata una rotazione molto forte da titoli value verso una parte più esposta a cicli di crescita sostenuta, trend suscettibile di proseguire nel caso la situazione globale si normalizzi e si vada verso una maggiore apertura di tutte le economie. 

Per il gestore, in Europa il miglioramento della situazione economica è il principale driver di una migliore performance finanziaria. “Tecnologia e apparecchiatura medicale non sono presenti in maniera massiccia negli indici europei, espressione di un modo di generare innovazione molto lento – spiega -. Il processo primario da intraprendere dovrebbe allora essere volto a rimediare a queste carenze, in seguito il miglioramento delle economie e i possibili sforzi della banca centrale europea di reflazionare il sistema cercando di supportare l’economia e ridurre la sofferenza npl nel settore finanziario potrebbero avere un impatto benefico, visto che il mercato europeo è incentrato su questo tipo di società”.

Intanto la politica Usa, con l’elezione di Biden, si preannuncia più partecipativa e quindi meno sfavorevole a un mondo globalizzato come quello attuale. E secondo Corvino, l’Asia allora si pone in posizione favorevole per poter beneficiare delle dinamiche del global trade, dal momento che si prevede una crescita interna sana e robusta, una situazione sanitaria favorevole a livello relativo e un contesto internazionale più cooperativo rispetto all’ultimo quadriennio.

“L’investimento in attività passive oggi è rischiosa – avverte Corvino -. I tassi sono quasi negativi per i governativi a parte i paesi periferici, quindi diventa molto complicato estrarre valore. Per il futuro esistono forme ibride a metà tra azionario puro e obbligazionario che consentono di ottenere rendimenti discreti e che non sono così irragionevoli in termini di rischi”.

“Per quanto riguarda le commodity, in questa fase è utile averle come strumento di diversificazione – conclude il gestore -. Il maggior motivo per i detrattori dell’oro è che si tratta di uno strumento perpetuo che non paga cedola ma ora, in regime di tassi quasi negativi in cui quasi tutti gli strumenti finanziari sono perpetui, il discorso non attecchisce più. A livello di valute, il franco continua a essere un bene rifugio. Siamo a un punto di equilibrio tollerabile e riteniamo che rimarrà tale a meno che non ci siano nuovi scompensi internazionali forti tali da giustificare un flusso di domanda di franco svizzero che tenderebbe a farlo apprezzare”.

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