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Mercati, le cinque lezioni del 2022

obbligazioni unconstrained

Dall’importanza delle valutazioni al ritorno del rendimento, ecco i temi del 2022 che secondo T. Rowe Price continueranno a influenzare i mercati anche nel nuovo anno

Valutazioni, banche centrali, Cina, rendimento e correlazione bond-azioni. Nel trarre le conclusioni da un anno complicato, come è stato il 2022, Tim Murray, capital markets strategist, multi-asset division di T. Rowe Price, ha individuato cinque temi che, oltre ad aver caratterizzato i dodici mesi appena terminati, continueranno a influenzare i mercati finanziari anche nel nuovo anno.

1. Le valutazioni contano

Dopo aver aperto l’anno a livelli elevati, le valutazioni azionarie hanno ripiegato verso il basso appena gli investitori si sono resi conto che ci sarebbero stati a breve rialzi consistenti dei tassi d’interesse. “I mercati azionari hanno registrato forti ondate di sell-off durante il 2022, ma le aspettative sugli utili si sono ridotte solo in misura modesta – osserva Murray -. Questo purtroppo significa che un declino di tali aspettative dovuto alla recessione nel 2023 potrebbe aggravare la correzione nel settore azionario”.

2. La Fed mantiene l’impegno di contrastare l’inflazione

Le aspettative di mercato sui tassi dei Fed fund sono state costantemente troppo basse nel 2022 e non è ancora noto quanto in alto arriveranno i tassi e per quanto tempo la Fed li manterrà a livelli elevati. Appare invece chiaro, stando all’esperto di T. Rowe Price, che i banchieri centrali statunitensi sono determinati a evitare una replica degli anni Settanta e faranno tutto quanto in loro potere per riportare l’inflazione a livelli salubri, anche se questo dovesse spingere l’economia Usa in recessione. “Nel 2023 l’azione della Fed sarà mirata prima di tutto ad abbassare l’inflazione dei salari e non dovremmo aspettarci una svolta sul piano della politica a meno che anche il mercato del lavoro non si indebolisca sensibilmente”, avverte.

3. La Cina è cambiata

Il 2022 si è rivelato un anno di profondo cambiamento in Cina, con la conferma del presidente Xi Jinping alla guida del Paese. “Il governo cinese – spiega Murray – ha ribadito l’importanza della crescita economica, segnalando però anche l’intenzione di rafforzare gli obiettivi orientati al sociale. Ciò potrebbe portare a cambiamenti della politica economica meno prevedibili in futuro. L’allentamento delle restrizioni anti-Covid a dicembre ha rappresentato una sorpresa e gli investitori dovrebbero prepararsi a una maggiore incertezza da qui in avanti”.

4. Azioni e obbligazioni possono subire correzioni simultanee

Storicamente le obbligazioni hanno offerto stabilità ai portafogli nei periodi di debolezza dell’azionario. Ma, come fa notare l’esperto, non è sempre stato così, soprattutto quando la Fed ha intrapreso un nuovo ciclo di rialzi come accaduto nel 2022. “Inoltre – sottolinea – il 2022 è stato per certi versi un’eccezione, dato che la Fed di solito contrae la politica quando la crescita accelera, cosa che non si è verificata nel 2022, e gli aumenti dei tassi d’interesse in genere sono più graduali. Per fortuna la correlazione fra azioni a obbligazioni probabilmente si attenuerà nel 2023, dato che sembra ormai vicina la fine del ciclo di rialzi della Fed”.

5. Il rendimento è tornato

Se il crollo visto nel 2022 ha avuto un risvolto positivo è il fatto che le obbligazioni presentano di nuovo rendimenti consistenti. Questo, per Murray, vuol dire che gli investitori non devono più assumere un rischio di credito significativo per ottenere ritorni dignitosi dai portafogli obbligazionari. “In più – conclude – beneficiano di un cuscinetto di reddito potenzialmente maggiore per bilanciare eventuali ulteriori incrementi dei tassi d’interesse e/o degli spread creditizi”.

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