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Obbligazionario, più Cina in portafoglio

Per l’obbligazionario cinese, Notz Stucki suggerisce una strategia che dia importanza al controllo della volatilità, alla qualità del credito e al flusso cedolare

In mondo in cui circa un quinto del comparto obbligazionario globale presenta tassi di interesse inferiori a zero, corrispondente a circa 18mila miliardi di dollari di bond, gli investitori sono alla costante e assidua ricerca di un rendimento che sia, quantomeno, positivo. Tale scenario riguarda soprattutto i Titoli di Stato, anche se si prendono in considerazione le scadenze più lunghe.

Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, fa notare come il rendimento offerto dai bond governativi appartenenti alle maggiori economie mondiali, su una scadenza di 5 anni, sia vicino allo zero o negativo. “Il riferimento va a Germania (una proxy per l’Europa), Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – spiega -. Tuttavia, possiamo evidenziare un’apprezzabile eccezione: la Cina. In particolare, i tassi di interesse si aggirano attorno al 3% e si sottolinea che, in termini reali (ovvero depurati dall’inflazione), sono gli unici che si collocano in territorio positivo, a differenza di quelli presenti nell’obbligazionario governativo dei Paesi sviluppati”. 

Per l’esperto si tratta, inoltre, di tassi che potrebbero mantenersi stabili, dato che la People’s Bank of China non persegue una politica monetaria particolarmente espansiva come quella delle altre principali banche centrali, sia per evitare che si formino pericolose bolle nei mercati, sia per mantenere forte la propria valuta, ovvero il renminbi. “Inoltre – sottolinea -, vogliamo evidenziare come la rilevanza economica e finanziaria dell’area cinese sia, ormai, estremamente elevata su scala globale”.

Da un lato, fa quindi notare Calef, la Cina rappresenta la seconda economia più grande al mondo e sta riducendo il divario con gli Usa, grazie ad una forte resilienza nel 2020, con una crescita economica registrata al +2,3%, e ad un boost atteso nel 2021, con il Pil che secondo alcuni economisti potrebbe aumentare di un ulteriore +8% circa. Dall’altro lato, invece, il relativo mercato obbligazionario domestico ad oggi è il secondo al mondo per dimensione, con i suoi circa 16mila miliardi di dollari. 

“Pertanto – conclude l’esperto -, al fine di ottenere una migliore efficienza e una valida diversificazione della parte obbligazionaria del portafoglio, proponiamo di valutare un moderato investimento in obbligazioni dell’area Cina, ricercando una strategia che dia importanza al controllo della volatilità (attorno al 5% circa), alla qualità del credito (focus su Investment Grade, con un rating medio A) e al flusso cedolare (coupon medio delle obbligazioni attorno al 3%). Per concludere, si suggerisce di non coprire il rischio cambio, dato che il costo della copertura, ad oggi, sarebbe tale da erodere il potenziale rendimento offerto da questa asset class”.

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