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Oro, per Ubp non scenderà sotto quota 1.650 dollari

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Quando crescita e inflazione torneranno ai trend pre-pandemia, le banche centrali accomodanti sosterranno il lingotto, che quest’anno si muoverà nel range di 1.650-1.800 dollari

Le previsioni di un mercato rialzista dell’oro si basavano sul fatto di avere tassi d’interesse reali negativi persistenti e composti nei prossimi anni. Ma da gennaio i rendimenti delle obbligazioni decennali sono aumentati di circa 80 punti base, a livelli di quasi l’1,70%, il che significa che i tassi d’interesse reali statunitensi non saranno così negativi come si temeva. A fare il punto è Peter Kinsella, global head of forex strategy di Union Bancaire Privée (Ubp), secondo cui nel resto dell’anno il metallo giallo oscillerà tra i 1.650 e i 1.800 dollari.

“Il sentiment positivo dei mercati azionari globali ha favorito il calo dell’oro poiché gli investitori hanno venduto il metallo giallo e acquistato azioni ciclicamente sensibili – afferma Kinsella -. Gli Etf basati sull’oro hanno visto deflussi di circa 13 miliardi di dollari dall’ottobre 2020, e gli ultimi dati della Cftc indicano che gli investitori hanno ridotto significativamente le posizioni lunghe nette sull’oro nelle ultime settimane. Si potrebbe affermare che i mercati sono passati da una posizione consensuale lunga sull’oro a una prospettiva più pessimistica”.

L’esperto osserva che la Fed ha rivisto al rialzo le sue previsioni su crescita e occupazione, confermando i sospetti del mercato che i rischi non vanno più verso ulteriori misure di stimolo della politica monetaria. “Il mercato delle opzioni mostra ora una grande offerta per le put sull’oro nel breve termine, il che significa che gli investitori hanno scontato la possibilità di ulteriori aumenti aggressivi del prezzo dell’oro”, sottolinea.

Inoltre, per Kinsella le nuove previsioni della Fed su crescita e l’inflazione rendono evidenti rischi al rialzo per i rendimenti Usa e il corollario di ciò è un ulteriore calo modesto dell’oro. “Questo potrebbe portare il metallo a livelli di circa 1.650 dollari – sostiene -. Tuttavia, non riteniamo che l’oro sarà scambiato a livelli inferiori a questo, perché la maggior parte dell’irrigidimento della curva dei rendimenti ha ormai avuto luogo ed è stato completamente prezzato dagli investitori. Inoltre, ci aspettiamo che il dollaro scenda significativamente nei prossimi trimestri, a causa dell’ampliamento del deficit a doppia cifra che arriva al 20% del Pil Usa”.

Infine, le banche centrali di tutto il mondo continueranno le misure aggressive di stimolo monetario e secondo l’esperto non c’è alcuna possibilità di un ritorno ai vecchi principi monetari su una scala più ampia: infatti, nonostante l’aumento dei rendimenti statunitensi, la Fed è ancora impegnata in un Qe di acquisti per 120 miliardi di dollari al mese. “Una volta che le dinamiche di crescita e inflazione torneranno ai trend pre-pandemia, le Banche Centrali di tutto il mondo saranno costrette a mantenere un atteggiamento di politica monetaria incredibilmente accomodante, e ciò è destinato a sostenere l’oro nel lungo termine. In sintesi, riteniamo che l’oro sarà scambiato in un range di 1.650-1.800 dollari per il resto dell’anno”, conclude dunque Kinsella.

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