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Per l’Europa sarà un 2021 brillante

Secondo Schroders, tra sostenibilità, innovazione e mercati privati l’outlook per il Vecchio Continente è positivo

L’economia europea ha visto una forte ripresa nel corso dell’estate dopo essere stata notevolmente colpita dal Covid-19 durante la primavera, ma ha subito una seconda ondata quest’autunno. I lockdown in entrambe le fasi hanno limitato la capacità delle aziende dell’Eurozona di operare in modo normale, ma le aziende europee sono riuscite a superare le difficoltà e sono ora in buona salute. Per questo, e per altri motivi, gli esperti di Schroders hanno per il Vecchio Continente un outlook positivo.

“Gli utili aziendali in Europa nel terzo trimestre 2020 sono stati molto solidi, sui massimi negli ultimi dieci anni. Ciò dimostra che dopo la prima fase della pandemia si è manifestata una domanda prima soppressa e che le aziende sono state in grado di controllare i costi, anche se in parte attraverso misure come l’assenza di viaggi di lavoro. Ciò fa sì che le aziende europee si trovino in una buona posizione per una solida ripresa degli utili nel 2021, via via che gli effetti del virus verranno meno”, spiega Martin Skanberg, gestore del fondo Schroder Isf Euro Equity.

Secondo l’esperto, i notevoli stimoli fiscali messi in campo da Europa e Stati Uniti continueranno a supportare l’azionario, così come le misure adottate dalla Bce e l’enfasi che è stata posta sull’idea di una ripresa ‘green’ è incoraggiante e dovrebbe supportare ad esempio i titoli legati al settore dell’energia rinnovabile.

“In generale – chiarisce Skanberg -, via via che l’impatto della pandemia si affievolisce e l’economia si riprende, i segmenti del mercato più sensibili al ciclo economico, come quello dei materiali, performeranno bene. Ciò potrebbe riguardare anche le azioni che beneficeranno della riapertura delle aree dell’economia più colpite dal Covid, come per esempio le aziende di ingegneria nel settore dell’aviazione”.

Alcuni segnali, a detta del gestore, mostrano che la minaccia di una deflazione permanente potrebbe venire meno. “Le misure di stimolo si stanno combinando con la ripresa economica e con la riconfigurazione delle catene di approvvigionamento. I prezzi in aumento tendono a favorire le parti del mercato più sottovalutate, che sono state lasciate indietro negli ultimi anni. Potremmo vedere una rotazione verso queste aree da alcuni segmenti di più alta qualità che sono però diventati molto costosi. I mercati potrebbero vedere una certa volatilità, via via che tale scenario prende forma”, prosegue, precisando che altre aree del mercato invece potrebbero continuare ad affrontare notevoli sfide. “Il settore energetico è sotto pressione a causa dei prezzi del petrolio molto bassi, dei dividendi inferiori e della crescita di importanza dei fattori ambientali per gli investitori. La combinazione di questi venti contrari per il settore potrebbe continuare a prevalere anche nel 2021”, conclude.

Punta invece l’attenzione sull’innovazione, Paul Griffin, gestore del fondo Schroder Isf European Alpha Focus. “Spero che il 2021 sarà l’anno in cui le percezioni antiquate sugli investimenti in Europa cominceranno a cambiare. C’è una credenza diffusa riguardo al fatto che non ci sia niente di particolarmente innovativo o nuovo in Europa, una visione a nostro avviso sbagliata”, afferma, evidenziando come sette dei Paesi più innovativi al mondo sono in Europa, secondo il World Intellectual Property Organization’s 2020 Global Innovation Index, che vede Svizzera e Svezia ai primi due posti, con gli Usa in terza posizione.

“Negli ultimi anni l’innovazione è stata spesso associata alle large tech americane. Queste aziende hanno trasformato il modo in cui comunichiamo, facciamo acquisti, fruiamo di notizie e svago, realizzando enormi guadagni sui corsi azionari. Spesso ci si chiede quali siano gli equivalenti di tali giganti tech in Europa. Tuttavia l’innovazione si può spingere oltre le tecnologie consumer che ci tengono incollati allo schermo”, avverte Griffin, che cita i veicoli elettrici e il loro ruolo importante nella transizione verso un’infrastruttura dei trasporti più sostenibile: tali veicoli si basano su semiconduttori specializzati che solo un numero esiguo di aziende è in grado di produrre: molte di queste sono basate in Europa”.

“Vediamo opportunità anche in aree come materiali, data e processing, settore sanitario e ingegneristico – continua Griffin -. Le aziende europee che operano in questi segmenti potrebbero non essere note, ma molte di esse sono leader nei loro specifici ambiti. L’Europa è già molto avanti in ambito di sostenibilità, sia a livello governativo che aziendale e gli investimenti proposti dal Next Generation EU rappresentano un ulteriore vento favorevole”.

Infine, il private equity. “Nella seconda parte del 2020 abbiamo visto un aumento nel numero di deal nel private equity europeo, soprattutto nel settore tecnologico e sanitario. Anche in altri segmenti stiamo vedendo una ripresa, tra cui istruzione e beni di consumo”, osserva Emily Pollock, alternatives director di Schroders, secondo cui ci sono alcuni trend di lungo termine che resteranno validi anche nel 2021 e oltre. 

“Un fattore che abbiamo continuato a vedere quest’anno è che le aziende tendono ad aspettare più a lungo prima di quotarsi in borsa, ciò implica che vi sia un numero più ampio di possibili target di acquisizione per il private equity”, fa notare, sottolinenando come l’interesse oltreoceano per questo mercato continua ad essere alto, per diversi motivi, come l’ampio spazio per il consolidamento in Europa, il gran numero di aziende piccole e locali e un’elevata percentuale di società a gestione famigliare, che a causa dell’invecchiamento della popolazione potrebbero diventare di interesse per il private equity nel passaggio generazionale.

“In generale, stiamo assistendo a una importante democratizzazione del private equity, che rende questa asset class disponibile a una gamma più vasta di investitori. I fondi che comprendono un mix di aziende private e quotate stanno contribuendo a rendere gli investimenti in private equity un’opzione disponibile a una platea più ampia”, conclude la Pollock.

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