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Stallo sul tetto del debito: Usa sull’orlo del default?

Secondo Rbc BlueBay, anche se l’impasse dovesse spingere il mercato dei Treasury Usa oltre il limite, ci sarebbe una rapida risoluzione della crisi. Non senza conseguenze, però

“L’idea di un default degli Stati Uniti è difficile da immaginare. Tuttavia, è vero che nell’attuale contesto politico polarizzato potrebbero verificarsi incidenti di percorso”. È la tesi di Andrzej Skiba, head of BlueBay U.S. Fixed Income di Rbc BlueBay, secondo cui, anche se lo stallo dovesse spingere il mercato dei Treasury Usa oltre il limite, ci sarebbe una rapida risoluzione della crisi. 

A detta dell’esperto, ciò non significa però che non ci sarebbero conseguenze in caso di mancato pagamento di una cedola o di un buono del Tesoro non pagato nei tempi. “Oltre agli ovvi effetti di un improvviso inasprimento delle condizioni finanziarie – spiega – , il rischio di declassamenti multipli del rating, la vendita forzata dai portafogli sensibili al rating, la potenziale necessità di sostituire o aumentare le garanzie per i contratti derivati e la perdita di fiducia nella supremazia dei titoli di Stato Usa sono solo alcune delle conseguenze che si potrebbero prevedere in uno scenario avverso”.

Non ci sono però solo cattive notizie. Secondo Skiba, l’esperienza acquisita dai precedenti stalli suggerisce che le condizioni di mercato tornano alla normalità abbastanza rapidamente dopo eventi traumatici. “Vale anche la pena ricordare – precisa – che i problemi di un titolo specifico non si estendono ad altri titoli emessi dal Tesoro, vale a dire che non esiste un cross-default (a differenza di quanto avviene per le società)”. 

Infine, per l’esperto questa volta il settore del mercato monetario è più preparato: “La maggior parte dei gestori ha evitato che i T-bills scendessero intorno al punto previsto in cui gli Stati Uniti esauriscono la liquidità e la struttura di reverse repo della Fed ha permesso di ottenere abbondante liquidità in un momento in cui il settore potrebbe sperimentare una maggiore volatilità nei flussi degli investitori”, conclude.

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