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Tempi duri per il dollaro

Per Generali Investments il 2022 sarà poco favorevole alla valuta americana. “E’ ancora prematuro ridurre le posizioni, ma il picco non è lontano”

Il rally che il dollaro Usa ha registrato lo scorso anno si è progressivamente esaurito nel secondo semestre, nonostante la netta incorporazione nelle valutazioni della stretta decisa dalla Fed. E, secondo Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments, nel 2022 la frenata potrebbe essere confermata.

Quanto avvenuto finora secondo l’esperto è in parte dovuto alla risposta sincronizzata dei mercati obbligazionari. “I timori di inasprimento si sono incentrati sulla Fed, ma i rendimenti dei Bund hanno a malapena seguito l’aumento dei rendimenti dei Treasury Usa, mantenendo i differenziali di rendimento invariati – spiega -. Inoltre la volatilità dei rendimenti, che tende a favorire il dollaro Usa, si è attenuata”. 

“L’ultimo rimbalzo nel cambio eur/usd riflette in parte il mispricing della Bce: i mercati ora scontano oltre 20 punti base di aumento dei tassi di deposito Bce nei prossimi 12 mesi, dove noi prevediamo tassi piatti per tutto l’anno”, fa notare Hempell. 

I rischi di inflazione, come evidenzia l’esperto, sono più forti negli Stati Uniti, dove la ripida discesa della disoccupazione e l’aumento degli affitti si sommano ai problemi della catena di approvvigionamento. E questo lascia spazio ad una maggiore differenziazione tra Paesi nelle risposte politiche ai rischi d’inflazione.

“Tuttavia – avverte -, qualsiasi spinta al dollaro derivante dalla divergenza delle politiche sarà probabilmente di breve durata. Il dollaro ha raggiunto elevate valutazioni e il grande spostamento registrato durante il 2021 con un posizionamento speculativo verso la valuta Usa ha probabilmente fatto il suo corso”. 

Per Hempell, la persistente ripresa globale comporterà dei venti contrari per il dollaro, che è anticiclico. “E’ ancora prematuro ridurre le posizioni nel dollaro, tuttavia il picco non è lontano”, conclude.

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