Per Schroders, automazione e reshoring sono due megatrend destinati a crescere per molti anni, offrendo interessanti opportunità per gli investitori. Ecco i settori più coinvolti
Tra i molti trend che hanno visto un’accelerazione con la pandemia ci sono automazione e reshoring, il fenomeno che si verifica quando un’azienda sposta la produzione più vicino a casa.
Nonostante la recente intensificazione, secondo Daniel McFetrich, Angus Bauer e Samuel Thomas, rispettivamente fund manager and global sector specialist industrials, head of sustainable research e sustainable investment analyst di Schroders, non si tratta certamente di temi di breve periodo, ma di due megatrend destinati a crescere per molti anni, offrendo interessanti opportunità per gli investitori.
“Lo scorso anno abbiamo visto enormi disruption alle catene di approvvigionamento in un contesto di lockdown e carenza di manodopera – osservano i tre esperti -. I costi logistici sono saliti ai massimi storici, con un’espansione della domanda di beni che si scontrava con un’offerta limitata. Ciò ha evidenziato la necessità di una maggiore resilienza nelle catene di approvvigionamento. Alla luce di tale contesto, i prossimi decenni vedranno un nuovo ciclo di spese in conto capitale. Le aziende aumenteranno la spesa a lungo termine, dando priorità agli investimenti in automazione, dato che rappresenta una risposta alle preoccupazioni sia a livello di capacity che di resilienza”.
Sempre più aziende investiranno in automazione
I tre sottolineano come l’adozione dell’automazione si è già espansa al di là dei settori produttivi e tecnologici, per diversi fattori: il progresso tecnologico, tempi più brevi di ritorno sugli investimenti, il calo della popolazione in età lavorativa e la possibilità di automatizzare diversi compiti e funzioni. “A beneficiarne dal 2020 sono stati soprattutto magazzini e logistica, dopo il rimbalzo della domanda post Covid – affermano -. Inoltre, le disruption legate alla pandemia stanno guidando la domanda di automazione, a misura che le aziende ripensano i processi e la localizzazione a causa delle carenze di manodopera, i tempi di consegna più lunghi e i maggiori costi. Non sorprende quindi che questo trend abbia accelerato alla fine del 2021”.
Rilocalizzazione al di fuori della Cina
A livello regionale, la Cina è chiaramente una delle aree che saranno più interessate dal tema della rilocalizzazione: per esempio, il 90% dei rispondenti al sondaggio Ubs Evidence Lab sulle aziende statunitensi e dell’Asia del Nord ha dichiarato di voler spostare la produzione dalla Cina nei prossimi 2 anni. “Le destinazioni più popolari sono Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Il Sudest asiatico sembra essere meno popolare, forse a causa dell’impatto dei lockdown nell’area. Nonostante ciò pensiamo che la regione sarà attraente in questo senso”, sottolineano McFetrich, Bauer e Thomas.
I settori più toccati dal reshoring
Alcuni settori chiave, come la fornitura di attrezzature mediche, automotive, semiconduttori/tech e aerospace sembrano destinati a vedere per primi un reshoring. Ma, come precisano i tre esperti, in quanto fornitore chiave per questi settori, il segmento dei beni capitali è al centro di questa equazione. Le imprese di beni capitali producono i macchinari usati per fabbricare beni e prodotti.
“I temi legati ad automazione e reshoring sembrano avere un respiro globale e probabilmente continueranno per diversi anni, visto che sono stati accelerati dalla pandemia, ma sono anche sostenuti da driver economici e demografici di lungo termine”, precisano.
Le implicazioni Esg
Rilocalizzazione e automazione vanno di pari passo. Di per sé l’automazione gioca un ruolo intrinseco nell’equilibrio tra manodopera e capitale, e ciò ha una serie di implicazioni in ambito Esg. “In generale, riteniamo che il reshoring porti benefici sociali e ambientali. Detto ciò ci sono sfumature diverse per le varie aziende – osservano i tre esperti di Schroders -. Le implicazioni sociali riguardano il miglioramento dei salari e la creazione di posti di lavoro ad alta specializzazione. Con una riqualificazione mirata e adeguate politiche di supporto potrebbe anche avere implicazioni promettenti per la parità di genere”.
Generalmente si dice che l’automazione sottragga posti di lavoro, ma secondo McFetrich, Bauer e Thomas non è del tutto vero. Di per sé l’aumento nell’uso della robotica nella forza lavoro riduce il rapporto aggregato tra occupazione e popolazione e riduce anche i salari nelle fasce più basse. Tuttavia, con adeguate politiche di supporto, il reshoring nel tempo potrebbe aiutare la forza lavoro dei mercati emergenti a migrare verso posti di lavoro più qualificati e con salari più alti.
“Anche sul fronte ambientale – aggiungono – ci sono diverse implicazioni: innanzitutto, avvicinando le catene di approvvigionamento al consumatore finale, il reshoring riduce l’inquinamento legato al trasporto. In secondo luogo, supply chain più corte contribuiscono a migliorare l’efficienza della dinamica di domanda e offerta, minimizzando i consumi di energia legati alla sovraproduzione”.
Infine, un altro fattore importante è la potenziale riduzione dei rischi ambientali e dei costi associati. “Si prevede che il cambiamento climatico, la deforestazione e l’insicurezza dell’acqua causeranno un aumento sostanziale delle basi di costo operativo dei fornitori. Accorciare le catene di approvvigionamento aumenterà la capacità delle aziende a identificare e mitigare tali rischi”, concludono McFetrich, Bauer e Thomas.