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Risparmio, gli italiani restano formiche. E vogliono investire

Pac

Il 45% ha accumulato risparmio nell’ultimo anno. Sale il numero di chi investe: il 61% preferisce ancora la liquidità, ma cresce la propensione al rischio. L’indagine Acri-Ipsos

Gli italiani si confermano formiche. Anche nel 2021 resta molto alta la percentuale di chi è riuscito ad accumulare risparmi negli ultimi 12 mesi. Sono infatti il 45% (lievemente in calo rispetto allo scorso anno ma comunque tantissimi) coloro che continuano ad accantonare denaro per mettersi al sicuro da eventuali imprevisti, e tra questi aumenta il numero di chi comincia ad aver voglia di investire parte del suo gruzzoletto.

È quanto emerge dall’indagine “Gli Italiani e il Risparmio” realizzata dall’Acri con Ipsos e pubblicata alla vigilia della 97esima Giornata Mondiale del Risparmio.

Aumentano anche le famiglie in difficoltà

Di contro però la crisi Covid si è fatta sentire ed è tornato a risalire, al 19% contro il 16% del 2020, il numero di famiglie che ha fatto ricorso a risorse proprie o a prestiti, descrivendo quindi, “una situazione meno rosea che ha portato ad associare il risparmio a un senso di sacrificio”.

Stando al report, un 38% delle famiglie negli ultimi 2 o 3 anni ha mantenuto facilmente il tenore di vita, e un 13% addirittura lo ha migliorato, ma il 39% ha fronteggiato difficoltà e rinunce, e il 10% ha “dovuto prendere atto di un peggioramento”. Un quinto delle famiglie dichiara di essere stato colpito direttamente dalla crisi negli ultimi 12 mesi, trovandosi a dover gestire la perdita del posto di lavoro (12%) o condizioni retributive peggiori (10%).

Risparmio, si accantona senza rinunce

Tornando al risparmio, più della metà degli italiani dichiara di riuscire ad accantonare del denaro senza troppe rinunce (53%), sebbene questa percentuale sia in flessione rispetto allo scorso anno (58%), complice anche l’andamento dei consumi, soprattutto dei beni di prima necessità, che distolgono le risorse familiari dal risparmio, oltre a dinamiche inflazionistiche.

Oggi, sottolineano gli esperti Acri-Ipsos, per le famiglie italiane risparmiare significa da una parte “tranquillità” (44%, seppur in lieve flessione rispetto allo scorso anno, 46%), sentendosi autonomi qualora dovesse emergere la necessità di far fronte a imprevisti, e dall’altra “poter aprire una finestra sul futuro” (33% vs 30% nel 2020). 

Cresce, allo stesso tempo, l’associazione tra risparmio e senso di sacrificio (23% vs 21% nel 2020), seppur meno rilevante, soprattutto tra le famiglie che sono in difficoltà. Rimane sempre molto alto, per quanto in decrescita rispetto allo scorso anno, il numero di famiglie che potrebbe sostenere spese impreviste per 1.000 euro (79% vs 82% nel 2020), mentre il 42% (dato stabile rispetto allo scorso anno e in crescita rispetto al passato) non avrebbe problemi anche qualora le spese impreviste corrispondessero a 10.000 euro.

Tuttavia il 19% degli italiani nell’ultimo anno, non solo non è riuscito a risparmiare, ma ha addirittura fatto ricorso a quanto accumulato (15%) o a prestiti (4%). Si conferma, quindi, una certa polarizzazione: se le famiglie in difficoltà sono stabili (18%), si riducono quelle che sono riuscite a risparmiare e prevedono di risparmiare nei prossimi 12 mesi (35% vs 41% nel 2020), lasciando spazio a famiglie che si trovano in una situazione “un po’ in bilico”.

Sale la propensione al risparmio e la voglia di investimenti

La cautela che pervade gli italiani si evidenzia nella crescita della propensione al risparmio per i prossimi dodici mesi: il 22% degli italiani del campione Ipsos dichiara l’intenzione di risparmiare di più e il 52% nella stessa misura dello scorso anno. Dal rapporto emerge poi un ritorno della propensione all’investimento del risparmio anche se il 61% del campione dichiara di tenere i risparmi liquidi (63% lo scorso anno). Tra gli italiani che risparmiano si risveglia infine la preferenza per gli strumenti finanziari più a rischio (21% dal 13% nel 2020).

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