Dal 30 giugno commercianti e professionisti sono obbligati ad accettare pagamenti elettronici. Per chi si rifiuta sono previste multe pari a 30 euro più il 4% del valore della transazione
Da giovedì 30 giugno parte la rivoluzione Pos. Scattano infatti le multe per commercianti e professionisti che non permetteranno i pagamenti elettronici. Le nuove regole sono previste dall’ultimo decreto Pnrr approvato il 13 aprile scorso.
Per negozianti, artigiani e studi professionali è previsto quindi non più solo l’obbligo di accettare i pagamenti con carta di creditoLa carta di credito è uno strumento di pagamento elettronic... Leggi o di debito di qualsiasi importo, ma anche l’applicazione di sanzioni in caso di mancato adeguamento alla normativa.
L’obiettivo del governo è quello di alzare il tiro nella lotta all’evasione fiscale. Per questo è stata anticipata l’entrata in vigore delle sanzioni, prevista inizialmente per il primo gennaio 2023, per gli esercenti che si rifiuteranno di accettare i pagamenti elettronici tramite Pos.
Pos, le multe per chi si rifiuta
Per chi rifiuta il pagamento elettronico tramite Pos è prevista una sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione per la quale sia stato rifiutato il pagamento elettronico. Ad esempio, nel caso di uno scontrino di 100 euro, la sanzione per l’esercente che neghi il pagamento con carta sarà pari a 30 euro a cui aggiungere il 4% di 100 euro, per un totale quindi di 34 euro.
La norma non riguarda soltanto i commercianti, ma tutti coloro che offrono prodotti e servizi al pubblico. Compresi i professionisti, come ad esempio medici e dentisti, notai e avvocati. L’elenco delle categorie coinvolte è lunghissimo: si va dagli artigiani come falegnami, fabbri e idraulici, a ristoratori e baristi; dai negozianti e ambulanti, fino a ingegneri, geometri, commercialisti e consulenti del lavoro.
Obbligo Pos, le proteste
Per Confesercenti, l’introduzione di sanzioni “è un provvedimento inopportuno e iniquo”. Soprattutto per le imprese più piccole, “per le quali il costo della moneta elettronica, soprattutto sulle transazioni di importo ridotto, è già molto elevato con circa 772 milioni di euro l’anno, fra commissioni e acquisto/comodato del dispositivo”.
Con le sanzioni, si legge in una nota, “non si limita dunque solo la libertà d’impresa, ma si introduce un ulteriore aggravio. Visto che le attività saranno ora costrette ad accettare pagamenti via Pos anche quando i costi sono eccessivi. Molte realtà del commercio e dei servizi, infatti, sono caratterizzate da margini molto stretti. Che rischiano di essere fortemente ridotti o addirittura azzerati dal costo delle commissioni”.
Il costo medio legato all’utilizzo del Pos, secondo l’associazione, è compreso fra l’1% della transazione per i Pos fissi e il 2,7% per i Pos cordless di ultima generazione. Per Confesercenti la strada da percorrere per l’aumento dell’utilizzo della moneta elettronica, quindi, “non è quella dell’imposizione. Ma della riduzione delle commissioni applicate per l’accettazione di carte di credito e di debito, che dovrebbero essere azzerate per importi fino a 50 euro”.
Sulla stessa linea Confcommercio. “Non si può pensare di incentivare i pagamenti elettronici attraverso il meccanismo delle sanzioni. Quello che serve per raggiungere questo obiettivo è una riduzione delle commissioni e dei costi a carico di consumatori ed imprese, anche potenziando lo strumento del credito d’imposta sulle commissioni pagate dall’esercente, e introdurre la gratuità per i cosiddetti micropagamenti”, scrive l’associazione.