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Irpef, chi risparmia di più con le nuove aliquote

Calo medio di 264 euro. Più vantaggi per i redditi medio alti: i dirigenti risparmiano più degli  operai. I calcoli Upb sulla riforma dell’Irpef

Con la nuova Manovra, arriva anche l’attesa riforma dell’Irpef. Le aliquote passeranno infatti da 5 a 4 (23%, 25%, 35%, 43%) ed è prevista la cancellazione del prelievo al 41%. Sui redditi fino a 15mila euro si applicherà dunque l’aliquota del 15%, su quelli tra 15 e 28mila euro quella del 25%, su quelli tra 28mila e 50mila euro quella del 35%. Per quelli superiori il prelievo sarà invece del 43%.

Riforma Irpef, va meglio ai più ricchi

La rimodulazione Irpef scatterà dunque nel 2022 e, secondo una stima dell’Ufficio parlamentare di bilancio, porterà a una riduzione media di prelievo per 27,8 milioni di contribuenti di 264 euro. Il vantaggio sarà però maggiore per i redditi medio alti, quelli tra i 42mila e i 54mila, che dovranno versare all’erario 765 euro in meno in media. 

Nella fascia più benestante, che è pari al 3,3% dei contribuenti, viene concentrato il 14,1% delle risorse. Questa infatti è la platea che non beneficiava del cosiddetto bonus Renzi (che si esauriva completamente a 40mila euro di reddito) e in parte beneficia della riduzione dell’aliquota dal 38% al 35% (fino a 50mila euro mentre tra i 50mila e i 55mila si passa direttamente al 43%). Di fatto, sottolinea lo studio Upb, i dirigenti avranno una riduzione delle imposte di 368 euro. Oltre il doppio, in termini assoluti, di quella media degli operai, pari a 162 euro. Gli impiegati invece avranno un taglio delle imposte di 266 euro. 

Famiglie più povere escluse dai benefici della nuova Irpef

Lo studio analizza l’impatto della riforma anche guardando ai nuclei familiari. Secondo la stima, il 20% delle famiglie più povere è “sostanzialmente escluso” dai benefici per effetto dell’incapienza fiscale. In pratica il 50% dei nuclei in condizione economica meno favorevole “beneficia di circa un quarto delle risorse complessive (circa 1,9 miliardi), mentre il 10% più ricco beneficia di più di un quinto delle risorse (1,6 miliardi)”. Il 20% delle famiglie in condizione economica meno favorevole è di fatto escluso dall’ambito di applicazione dell’Irpef a causa dell’elevato livello dei redditi minimi imponibili e quindi non è coinvolto dalla revisione dell’Irpef. 

“Ciò implica – spiegano i tecnici dell’Upb – che se le future politiche sociali vorranno ulteriormente sostenere i redditi delle famiglie più povere dovranno affidarsi a strumenti diversi dall’Irpef, quali trasferimenti monetari diretti o meccanismi di imposta negativa”. 

Le stime Upb nel dettaglio

Secondo le stime Upb il complesso degli interventi sull’Irpef comporta a regime una riduzione del prelievo di circa 264 euro medi pro capite (circa l’uno per cento del reddito disponibile) per 27,8 milioni di contribuenti, pari a circa due terzi del totale. L’onere complessivo a regime stimato in 7,3 miliardi, non si discosta in modo significativo rispetto alle valutazioni riportate nella Relazione tecnica (circa 7 miliardi). Il cambiamento fiscale è invece indifferente per oltre 14,5 milioni di contribuenti mentre si evidenzia un incremento di imposta per circa 372.000 individui, in media pari a 188 euro pro capite, per un totale di 70 milioni di euro complessivi. 

Ma va ricordato che esiste una clausola di salvaguardia che riguarda solo coloro che avevano il bonus Irpef attivato da Renzi, quindi con redditi bassi. In termini di onere complessivo, il ridisegno delle aliquote e degli scaglioni rappresenta l’intervento predominante che assorbe circa il 79% delle risorse distribuite (5,8 miliardi). I restante 21% (1,5 miliardi) è egualmente ripartito tra il ridisegno delle detrazioni per il lavoro dipendente e quello delle detrazioni per pensionati e autonomi. 

A fronte di una riduzione media di imposta per i soggetti che hanno un vantaggio di 264 euro, per circa la metà il beneficio è inferiore a 185 euro. Un contribuente su 8 (il 12,5 per cento) beneficia invece per più di 500 euro. Per contribuenti con reddito inferiore ai 12.000 euro il beneficio medio si riduce sensibilmente per effetto dell’incapienza fiscale. Le prime due classi d reddito, dove si concentra circa il 36,9% dei contribuenti, beneficiano di circa il 6,7% delle risorse complessive (circa 500 milioni).

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