La corsa delle materie prime pesa sulla farina, salita in un anno dell’81%. Pane e pasta costano fino al 30% in più. Rincari anche per frutta, verdura, carne e latte. Allarme dei consumatori
Non bastavano bollette e carburanti, ora la corsa dei prezzi delle materie prime sta colpendo in maniera significativa anche prodotti alimentari di prima necessità come pane, pasta, pizza e altri prodotti da forno. A denunciarlo sono diverse associazioni di consumatori che imputano la stangata all’incremento del costo della farina dovuto al caro-energia che grava su produzione e trasporti, ai raccolti più magri in Ucraina e alla speculazione.
Per le farine prezzi su dell’81% in 12 mesi
Solo qualche giorno fa Fiesa Assopanificatori Confesercenti ha lanciato l’allarme sull’aumento delle farine, che ha raggiunto picchi dell’81% in un anno. Ora l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha confrontato i prezzi di alcuni prodotti alimentari tra marzo di quest’anno (periodo in cui già si registravano alcune tensioni sui costi delle materie prime) e oggi (con ulteriori aumenti dei costi delle materie prime agricole: +22% per il frumento e +79% per l’avena).
Pane e pasta, rincari anche del 30%
Ebbene, i rincari che ne emergono sul versante dei prezzi al consumo sono notevoli – mediamente del +15% – e sforano la soglia del 30% nel caso della farina, del pane in cassetta e della pasta integrale.
Nel dettaglio, da marzo a ottobre, il costo della farina è aumentato del 38% sfondando la soglia dell’euro (1,09). La pasta integrale e il pane in cassetta sono aumentati del 33%, toccando rispettivamente quota 2,90 euro e 1,59 euro da 2,18 e 1,20. Il pane è salito dell’11% e adesso costa 3,86 euro al chilo dai 3,47 di marzo.
Non solo pane e pasta: aumenti a cascata su tutto il settore alimentare
Ma pane e pasta sono solo parte del problema. La crisi delle materie prime e il caro-energia stanno infatti avendo ripercussioni dirette sui prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari, con una moltitudine di rincari che in questi giorni si stanno registrando nei banchi di mercato, supermercati e negozi alimentari. A denunciarlo l’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit, che fornisce i numeri circa gli incrementi dei listini al dettaglio.
Per frutta e verdura il conto più pesante
Al di là del pane, in base ai dati raccolti e alle denunce delle organizzazioni di settore, frutta e verdura sono i generi alimentari che stanno subendo i rincari più pesanti, secondo Consumerismo. I maggiori costi della logistica, tra caro-energia e carburanti alle stelle, unitamente a problemi meteorologici, hanno prodotto aumenti dei listini che raggiungono il +70% per le banane, +60% per i funghi, +35% per le patate, +25% pere e zucche.
Per la carne 5% in più, la tazzina di caffè verso 1,5 euro
Ma si registrano rincari medi del +5% anche per latte e carne. Aumenti poi per vini e bevande, a causa dei maggiori costi di imbottigliamento legati agli incrementi di vetro, carta, legno, mentre la pausa caffè potrebbe diventare un salasso: il costo della tazzina al bar potrebbe presto raggiungere quota 1,50 euro, a causa delle quotazioni del caffè rincarate del +80% sui mercati internazionali.
“Incrementi dei listini che colpiscono beni primari e irrinunciabili come gli alimentari, e che porteranno ad una perdita di potere d’acquisto per i cittadini, i quali reagiranno tagliando i consumi – afferma il presidente Luigi Gabriele – Una situazione pericolosissima per la nostra economia, poiché una riduzione della spesa delle famiglie provocherebbe effetti a cascata su commercio, industria e imprese, affossando la ripresa economica e riportando indietro di mesi il Paese”.
AUMENTI DEI PREZZI AL DETTAGLIO (fonte Consumerismo No Profit)
Banane: +70%
Funghi: +60%
Patate: +35%
Pere: +25%
Zucche: +25%
Pane: +10%
Pasta: + 30%
Carne: +5%
Latte: +5%