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2021: pronti a voltare pagina

Dopo un avvio accidentato, Cordusio Sim prevede per il Pil un aumento complessivo del 3% per il 2021

Di Alessandro Caviglia, responsabile investimenti di Cordusio Sim

Cresce la speranza in un graduale ritorno alla normalità, soprattutto in primavera,  complici l’aumento delle temperature e la campagna di vaccinazione contro il Covid-19. Allora non solo il numero di nuovi casi dovrebbe ridursi sensibilmente, ma anche la correlazione tra misure di blocco e dati sulla mobilità dovrebbe diminuire, aprendo la strada a una ripresa economica costante e sostenibile. Con tutta probabilità ci vorrà ancora qualche mese per arrivare a questo punto: ci aspetta ancora un inverno impegnativo e gli effetti del virus terranno il mondo in una morsa per buona parte del prossimo trimestre.

Europa: una doppia recessione, seguita da una crescita solida

Sarà probabilmente l’Europa a vivere l’inverno “più freddo”. Già in ottobre e poi a dicembre numerosi Paesi hanno dovuto imporre nuove misure di lockdown dopo l’impennata dei contagi. L’alternanza tra chiusure e allentamenti potrebbe continuare a farci compagnia fino a primavera, anche perché i virologi non escludono una terza ondata.

La stretta correlazione tra Pil e misure di blocco potrebbe portare a una contrazione della produzione economica complessiva sia nel trimestre in corso che nel prossimo. Prevediamo un calo per l’Unione Economica e Monetaria (UEM) pari, rispettivamente, al 3% e all’1,25%.

Dalla prossima primavera, le cose però dovrebbero iniziare a migliorare, quando le temperature più calde e l’impatto iniziale delle campagne di vaccinazione di massa consentiranno significativi allentamenti delle misure restrittive prese dai Governi.

Come avvenuto durante l’estate 2020, il rimbalzo del Pil dovrebbe essere più marcato nel primo trimestre che segue la fase recessiva. Ci aspettiamo una crescita del 3,5% la prossima primavera che beneficerà in particolare dell’effetto base, oltre che della domanda inespressa dei consumi. Nel contempo l’impatto della Brexit dovrebbe essersi già attenuato. La ripresa economica dovrebbe poi consolidarsi nella seconda metà dell’anno, anche se i tassi di crescita trimestrale del Pil si ridurranno gradualmente con l’avvicinarsi al livello pre-crisi.

Anche gli investimenti dovrebbero aumentare. Le riserve di liquidità delle società, ossia i loro depositi nel sistema bancario europeo, sono cresciute notevolmente quest’anno. A ciò si aggiungerà la sostenuta ripresa dell’economia globale, vantaggiosa per le economie europee orientate all’esportazione. Tuttavia, sarà necessario monitorare con estrema attenzione il settore dei servizi che, duramente colpito dalla pandemia, rischia un’ondata di fallimenti a partire dal prossimo anno.

Quanto mai importante il supporto della politica fiscale e monetaria. Nella riunione di dicembre la Banca Centrale Europea ha aumentato il suo già gigantesco programma di acquisto per le emergenze pandemiche (PEPP) di 500 miliardi di euro (ovvero di un terzo). Nel contempo la BCE renderà ancora più favorevole il contesto macroeconomico, con operazioni attrattive e mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO III) anche estendendone l’orizzonte temporale. Dato che il tasso d’inflazione rimarrà ben al di sotto dell’obiettivo del 2% ancora a lungo, non è ipotizzabile un aumento dei tassi d’interesse prima del 2023.

Anche la politica fiscale mantiene un orientamento espansivo. I Governi continuano ad aumentare i loro programmi di aiuto ad ogni lockdown. I cittadini europei hanno un vantaggio particolare, poiché beneficiano del fatto che le regole fiscali comuni rimarranno sospese anche nel 2022. Il rischio di un “fiscal cliff” in Europa è quindi basso.

Agli aiuti nazionali si sommano i programmi Ue. Ci aspettiamo, in particolare, impulsi dal Recovery Fund (750 miliardi di euro). Bisogna ancora superare alcune resistenze a livello politico, è quindi improbabile che questa iniziativa possa prendere il via prima della seconda metà del prossimo anno. Nel 2022, tuttavia, il Recovery Fund dovrebbe stimolare la crescita del Pil a livello UEM di ben 0,5 punti percentuali ed entro il 2026 gli impulsi avranno un effetto fino a 2,5 punti percentuali.

Tutto ciò dovrebbe portare ad una crescita del Pil reale al di sopra del trend nei prossimi due anni. Dopo un avvio accidentato prevediamo un aumento complessivo del 3% per il 2021. Nel 2022, tuttavia, la crescita del Pil dovrebbe accelerare al 4,5% prima di indebolirsi verso l’1,5% circa negli anni successivi. L’andamento economico nel 2020-2022 assomiglia quindi ad una W asimmetrica. Servirà pertanto fino all’autunno 2022 per recuperare le perdite causate dalla pandemia. Inoltre, ci vorranno ancora diversi anni prima di raggiungere nuovamente il livello del PIL del 2019.

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