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Asia, per l’azionario un futuro brillante spinto dalla Cina

T. Rowe Price scommette soprattutto sulle società in grado di trarre beneficio dal calo delle importazioni, che stanno sostituendo i beni importati con prodotti locali

Anche se la crescita globale potrebbe essere più lenta del previsto, la domanda interna asiatica reggerà bene. Per questo T. Rowe Price mantiene nel medio-lungo periodo una view positiva sui mercati azionari dell’Asia ex-Japan. “Nell’ultimo anno, tutti i Paesi hanno registrato un deterioramento dei saldi di bilancio, complici gli stimoli che sono stati introdotti in risposta alla pandemia da coronavirus – spiega Anh Lu, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicav – Asian ex-Japan Equity -. Tuttavia, in Asia il deterioramento è stato più limitato. Inoltre, con il calo delle importazioni e dei prezzi delle materie prime, la maggior parte dei governi asiatici è riuscita a preservare il saldo delle partite correnti, e questo dovrebbe essere positivo per le valute. In questo contesto si inserisce anche la debolezza del dollaro americano, che storicamente ha favorito i rendimenti del mercato azionario asiatico”.

Certo, dalla Cina cominciano ad arrivare i primi segnali di una stretta sulla liquidità, ma per l’esperta Pechino continuerà a calibrare gli stimoli politici in base alle necessità nel 2021. “Intanto – precisa -, manteniamo una view cauta sui ‘delicati’ rapporti tra Cina e Usa. Le relazioni tra le potenze rimarranno probabilmente tese anche sotto l’amministrazione Biden. Le aree di scontro potrebbero forse cambiare, ma è improbabile che le preoccupazioni in materia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti sulla tecnologia svaniscano”.

Quanto al commercio intraregionale, per la Lu continuerà a crescere nel tempo, grazie anche al recente accordo commerciale ‘Rcep’ tra l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) e altri cinque Paesi dell’Asia Pacifico. Sebbene sia troppo presto per quantificare il potenziale impatto di questo accordo sugli investimenti, il sentiment resta positivo. “Sul fronte corporate – aggiunge -, le imprese asiatiche erano in buona forma dal punto di vista dei bilanci quando è scoppiata la pandemia e infatti i flussi di cassa hanno retto bene, nonostante il calo degli utili nel 2020. Inoltre, molte società stanno beneficiando dell’aumento della domanda interna grazie al calo delle importazioni. I consumi hanno generalmente resistito bene, favoriti dai bassi livelli di indebitamento delle famiglie”.

Insomma Pechino può continuare a guidare la ripresa economica. “La Cina è in gran parte tornata alla normalità ed è l’unica grande economia ad esserci riuscita – afferma l’esperta -. È probabile che i consumi e i servizi interni sosterranno la crescita il prossimo anno, come testimonia anche il recente rimbalzo delle vendite al dettaglio, con ricadute positive sui Paesi asiatici più vicini alla Cina”. Inoltre, le misure monetarie e fiscali messe in atto da vari governi in Asia per arginare l’impatto dell’epidemia dovrebbero continuare a essere di supporto all’area nel 2021. Il numero di casi non è ancora in calo, ma il tasso di mortalità per Covid-19 è stato complessivamente basso, un risvolto attribuibile in parte alle popolazioni relativamente giovani di India, Indonesia e Filippine. In generale, la paura per il virus sembra attenuarsi in vista anche del vaccino che sarà disponibile nel corso del 2021.

Quali dunque le opportunità del 2021? “Riteniamo che i mercati azionari asiatici continueranno a offrire opportunità agli investitori a caccia di società growth di alta qualità, con valutazioni ragionevoli, capaci di superare con successo questo periodo di incertezza e di emergere rafforzate dalla crisi – assicura la Lu -. In tutta l’area, ci aspettiamo che l’epidemia possa accelerare il consolidamento in diversi settori, quindi ci stiamo concentrando sulle aziende che potrebbero trarne vantaggio. Inoltre, il consumo interno rimane uno dei temi a cui siamo più attenti: si tratta di un’opportunità secolare, grazie anche al basso livello di indebitamento delle famiglie asiatiche”.

L’esperta privilegia le società in grado di trarre beneficio dal calo delle importazioni, soprattutto in Cina, e che stanno sostituendo i beni importati con prodotti locali: una tendenza che, data la vulnerabilità di alcune parti della catena di approvvigionamento globale, potrebbe continuare nel tempo. Alcune di queste società cinesi focalizzate sul mercato interno potrebbero emergere in futuro come attori globali.

“A nostro avviso, i mercati azionari asiatici hanno valutazioni relativamente migliori rispetto ad altre aree – afferma -. Ci sono alcuni titoli che oggi appaiono comunque costosi, ad esempio nelle biotecnologie, alcuni nomi nel software, alcune società tech cinesi e i nuovi veicoli energetici. Tuttavia, riteniamo che ci siano anche molte aziende growth di alta qualità che continuano a scambiare a multipli ragionevoli rispetto alla loro storia”.

Infine, l’esperta vede del valore anche in alcuni titoli ciclici duramente colpiti dal Covid-19 che potrebbero uscire rafforzati dalla pandemia. “Sono aziende che hanno subìto una breve ma netta flessione ciclica per colpa del coronavirus e che ora, man mano che ci avviciniamo a un’ampia diffusione del vaccino, potrebbero riscattarsi”, conclude.

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