Per Robeco, la regione Asia-Pacifico è strategica perché comprende le due economie dominanti del mondo. E investire ora consente di cogliere i rialzi man mano che il divario nelle valutazioni si restringerà
Nella prima metà del 2023 i mercati azionari dell’Asia-Pacifico hanno registrato una falsa partenza: l’ottimismo sulla ripresa cinese si è affievolito mentre la Fed ha continuato a sostenere il dollaro Usa, confermando il suo approccio aggressivo nonostante una serie di fallimenti di banche statunitensi di medie dimensioni. I mercati dell’Asia-Pacifico ne hanno risentito, soprattutto perché sono cresciuti i timori per le prospettive delle esportazioni di alto valore, come i semiconduttori, verso l’economia statunitense, in fase di rallentamento. “L’assenza di catalizzatori a breve termine demotiva gli investitori, ma nel lungo termine riteniamo che le basi strutturali dell’Asia-Pacifico prevarranno su altri fattori e si faranno apprezzare nel tempo. È quindi un momento opportuno per investire in Asia-Pacifico in vista del prossimo ciclo di crescita”, afferma Joshua Crabb, head of Asia-Pacific equities di Robeco.
La differenza nelle valutazioni non è giustificata
La differenza in termini di valutazioni rimane enorme, nonostante la crisi bancaria statunitense, che si sta lentamente consumando, e l’S&P 500 ha sovraperformato rispetto ai mercati dell’Asia-Pacifico. “Nei precedenti cicli – sottolinea però l’esperto – dopo la bolla delle dotcom e dopo la crisi finanziaria globale, questo genere di differenza ha segnato l’avvio di un lungo periodo di netta sovraperformance per la regione Asia-Pacifico. Inoltre, le economie di questa regione non soffrono di un’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi elevata come quella dell’Europa, degli Stati Uniti o di alcune economie emergenti. Ciò offre ai governi della regione una certa flessibilità politica e avvalora la nostra opinione secondo cui i fondamentali macroeconomici cominceranno a riflettersi nelle valutazioni azionarie”.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina avvantaggeranno l’Asean
Per Crabb, l’assetto strutturale delle economie dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean) è già positivo. “Il Pil combinato dei Paesi Asean (valutato nel 2019 in 3.200 miliardi di dollari Usa) fa di questa regione la quinta economia al mondo – sottolinea -, con la prospettiva di diventare la quarta entro il 2030 grazie al rapido aumento degli investimenti diretti esteri nella regione. La popolazione totale di circa 700 milioni di persone, il 61% delle quali di età inferiore ai 35 anni, in combinazione con il miglioramento del livello di istruzione e l’adozione di massa del digitale, rimarcano il netto contrasto con l’Asia nordorientale e l’Europa”.
Le economie dell’ASsean, al pari dell’India, a detta dell’esperto saranno le principali beneficiarie dell’offshoring dalla Cina, ossia della spinta alla delocalizzazione delle aziende straniere che intendono aumentare la ridondanza e la resilienza delle loro filiere produttive aprendo impianti di produzione in altri Paesi, imitate da alcune aziende cinesi. “In questo modo – precisa – le aziende dell’Asean si affermeranno ulteriormente come anelli chiave della catena di fornitura globale di tecnologia e manufatti. Date le tensioni in corso tra le due potenze globali, le economie dell’Asean, a nostro avviso, sono destinate a giocare su entrambi i fronti e, almeno dal punto di vista commerciale, cercheranno di assumere una posizione neutrale. Inoltre, il settore dei beni di consumo nell’Asean include società leader con profilo interessante, che dovrebbero godere di una crescita strutturale di lungo termine con il progressivo aumento dei consumi nella regione”.
Nord-est asiatico
Per Crabb, le economie mature dell’Asia nordorientale non godono degli stessi vantaggi demografici delle nazioni più giovani a sud, ma offrono comunque interessanti opportunità di investimento. “Anche in caso di ‘disaccoppiamento’ fra Stati Uniti e Cina, altri Paesi potrebbero beneficiare della diversificazione della catena di approvvigionamento – osserva -. Il ruolo della Corea del Sud come attore chiave nei semiconduttori e nella tecnologia dei display è stato rafforzato da altri settori destinati a servire la transizione energetica, per esempio dal suo forte posizionamento nelle batterie elettroniche per veicoli che stanno beneficiando direttamente della scelta degli Stati Uniti di escludere i fornitori con sede in Cina dalle agevolazioni fiscali previste dalla legge sulla riduzione dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi”.
“Dopo un 2022 debole a causa del ciclo dei semiconduttori e della tecnologia – prosegue – i titoli azionari sudcoreani hanno registrato una forte performance nel 2023, a testimonianza della tenuta dell’economia nazionale e in previsione della potenziale riclassificazione della Corea del Sud come mercato sviluppato da parte dell’Msci, che per un effetto di riequilibrio produrrebbe afflussi verso questa economia. Per noi la Corea del Sud è un Paese ricco di società con valide proposte di valore e capacità di ritorno alla redditività”.
Come la Corea del Sud, anche il mercato di Taiwan ha risentito del deprezzamento del comparto tecnologico nel 2022. E l’aperto ritiene che il ciclo dei semiconduttori possa aver toccato il fondo, offrendo buoni punti di ingresso agli investitori di lungo periodo. “Nonostante le evidenti questioni geopolitiche che pesano su Taiwan, riteniamo molto improbabile la prospettiva di un’invasione cinese a sorpresa. A differenza delle loro controparti statunitensi, molte società sudcoreane e taiwanesi sono scambiate a valutazioni minime, scontando un miglioramento trascurabile delle prospettive economiche”, fa notare.
In sintesi: è tempo di agire
Nell’universo azionario dell’Asia-Pacifico Crabb continua quindi a individuare società in cui il prezzo delle azioniLe azioni sono titoli rappresentativi del capitale di una so... Leggi non riflette l’effettivo potenziale aziendale e le cui valutazioni sono destinate ad aumentare. “La debolezza macroeconomica di Stati Uniti ed Europa e le ricorrenti crisi statunitensi continuano a pesare sul sentiment. Viceversa, in Asia i rischi legati ai titoli finanziari sono più contenuti grazie a politiche monetarie e fiscali più conservative. Questi periodi di avversione al rischio, che rafforzano il dollaro Usa, giocano a sfavore della nostra strategia in Asia-Pacifico. Ciononostante, dal nostro punto di vista un aumento graduale dell’allocazione in Asia-Pacifico è opportuno in quanto la regione è strategica per le due economie dominanti del mondo e l’esposizione attuale consentirà di cogliere i rialzi man mano che il divario nelle valutazioni si restringerà”, conclude.