Per Nim Solutions, i calo limitato delle quotazioni dell’azionario e la mancanza di aggiustamenti degli utili attesi porta a concludere che l’aggiustamento delle valutazioni ha ancora spazio
L’azionario è stato il primo a soffrire del deterioramento delle condizioni e della mancanza di visibilità che hanno caratterizzato l’andamento delle ultime settimane. Il listino cinese è calato in maniera evidente. Inoltre, dall’inizio dell’anno, l’EuroStoxx 50 ha perso quasi il 18% del suo valore e l’S&P500 il 12,5%. Gli unici mercati azionari che hanno sovraperformato finora sono stati quelli di Regno Unito e l Brasile, in quanto molto esposti ai settori dell’energia e delle risorse di base, e quindi sono in rialzo rispettivamente del 2,3% e del 13,4% da inizio anno. Non sorprende che il settore energetico sia uno dei migliori da inizio gennaio con un aumento del 30% del Msci World Energy.
“Il susseguirsi di shock esogeni negli ultimi anni, dalla Brexit alla cosiddetta trade war, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, sta mettendo alla prova la resilienza dei mercati dinanzi al fattore incertezza”, spiegano Mabrouk Chetouane e Nicolas Malagardis, global market strategy di Nim Solutions (Natixis Im), secondo cui quest’ultima crisi ha dimostrato ancora una volta che i mercati hanno la capacità di rimbalzare.
“Questo è vero perché i principali indici azionari hanno recuperato gran parte del loro sell-off, sulla scia del successivo calo delle misure di volatilità implicite nel mercato che sono tornate ai loro livelli pre crisi. Tuttavia, e nonostante questo rimbalzo, rimaniamo cauti, visti i preoccupanti fondamentali sia sul fronte macroeconomico che microeconomico”, avvertono Chetouane e Malagardis.
Le probabili conseguenze inflazionistiche della nuova situazione politica hanno portato i due esperti a rivedere al ribasso le proiezioni di crescita per gli Stati Uniti e l’Eurozona. “Tuttavia, le aspettative di consenso per la crescita degli utili aziendali nei prossimi 12 mesi rimangono intorno al 9,7% negli Stati Uniti e al 7,8% nell’Eurozona”, precisano.
“Riteniamo che queste aspettative siano obiettivamente troppo ottimistiche data la realtà del contesto economico e che, quindi, probabilmente si riveleranno deludenti – avvertono Chetouane e Malagardis -. Soprattutto perché le pressioni sui prezzi di produzione, che sono cresciute più velocemente dei prezzi al consumo sia negli Stati Uniti che in Eurozona, continuano ad aggiungere pressione ai margini aziendali e, a loro volta, agli utili aziendali previsti”.
“Questa divergenza tra gli utili societari e le nostre prospettive economiche richiede cautela alla luce della stagione degli utili. La revisione al ribasso delle prospettive di crescita degli utili per il 2022 dovrebbe continuare in entrambe le regioni. Il calo limitato delle quotazioni azionarie e la mancanza di aggiustamenti degli utili attesi ci porta a concludere che l’aggiustamento delle valutazioni azionarie ha ancora spazio”, concludono quindi i due esperti.