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Azionario, cautela soprattutto sui titoli ciclici e value

Per Generali Investments si profila un rallentamento nella crescita degli utili. Meglio avere prudenza

Negli Stati Uniti i risultati relativi al primo trimestre sono stati ben al di sopra delle aspettative. Dopo il forte calo nelle stime degli analisti prima dell’inizio della reporting season (-6,5% su base annua da gennaio 2023 per gli utili del primo trimestre), infatti, il consensus era diventato più facile da battere. Inoltre le stime del Pil mondiale sono migliorate nel corso del trimestre e le sorprese macro globali hanno raggiunto un picco alla fine di marzo. “Per la media dei titoli Usa – osserva Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Investments – la crescita degli utili nel primo trimestre è stata così del 4,6% su base annua, rispetto all’8,3% del quarto trimestre del 2022. Le sorprese rispetto alle attese degli analisti sono superiori se confrontate a quelle del quarto trimestre: +5% contro +3%. I dati relativi all’indice europeo sono ancora migliori: la crescita su base annua dell’eps è dell’11%, e le sorprese verso le attese di mercato sono arrivate al +8%, entrambi i numeri sono migliori rispetto al quarto trimestre 2022”.

In prospettiva però, secondo Morganti assisteremo ad un rallentamento della crescita degli utili. “L’indice delle sorprese macro è ora in territorio negativo (segnalando rallentamento), l’inflazione sta diminuendo, le banche concedono credito più difficilmente e gli indicatori di fiducia scendono”, sottolinea. 

Lo strategist prevede dunque un potere di determinazione dei prezzi da parte delle imprese più limitato e margini inferiori. “I nostri modelli vedono una diminuzione degli utili nel range -1%/-3% su base annua nel 2023, sia per gli Stati Uniti che per l’Area Euro, con una successiva ripresa nel 2024”, chiarisce. 

“Le nostre previsioni sono al di sotto del consenso del 4% quest’anno, del 5% nel 2024 e del 9% nel 2025. In conclusione, rimaniamo cauti sulle azioni, in particolare sui titoli ciclici e value. Mentre le valutazioni sono care nel breve periodo, su un orizzonte di 12 mesi vediamo rendimenti totali nell’intorno del 5%, e favoriamo in particolare gli indici ex-Usa”, conclude quindi Morganti.

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