Secondo Calef (Notz Stucki), l’obiettivo del governo è un aggiustamento della crescita economica. L’azionario resta ricco di occasioni, ma la selezione è d’obbligo
Negli ultimi due mesi la Cina ha impensierito non poco gli investitori. Gli interventi degli organi regolamentari di Pechino hanno infatti causato un forte trambusto soprattutto sul mercato azionario, con uno degli indici più rappresentativi, ovvero l’Msci China, che da inizio anno sta cedendo quasi 20 punti percentuali. Il governo, infatti, sembra voler assumere una maggiore presa sull’economia, anche a discapito di alcune aziende che potrebbero vedere sfumare la possibilità di condurre un business profittevole in Cina e all’estero.
Secondo Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, l’intenzione sarebbe, da un lato, quella di contenere lo strapotere delle aziende tecnologiche e di evitare che i dati digitali vengano condivisi con i competitor occidentali. “Ad esempio – chiarisce – oggi chi ne paga maggiormente le conseguenze è Alibaba. La big tech è stata la prima e la più grande vittima dell’indagine antitrust cinese, che lo scorso 10 aprile ha multato il colosso per la cifra record di 2,8 miliardi di dollari”.
Ma dall’altro lato, il crackdown potrebbe avere a che fare con un importante indirizzamento dell’espansione economica. “Ciò che è accaduto, infatti, con riguardo al settore dell’istruzione privata deve essere valutato con attenzione – avverte Calef -: nel giro di poco tempo il governo ha quasi neutralizzato un settore da circa 120 miliardi di dollari. Il sistema scolastico è molto competitivo ed in genere le famiglie si fanno carico di spese ingenti per poter istruire i propri figli, mentre molte aziende (come ad esempio TAL Education) nel corso degli anni hanno avuto un grande successo, sviluppando un’ampia offerta di servizi digitali”.
Ma quale sarebbe, dunque, il vero obiettivo? Secondo il country manager di Notz Stucki potrebbe essere quello di favorire un aumento della natalità, riducendo il carico di spesa che le famiglie devono sostenere per crescere i propri figli: secondo il National Statistics Bureau of China (NBS) la popolazione cinese è cresciuta dai 1,4 miliardi del 2010 ad ‘appena’ 1,412 miliardi nel 2020, registrando un tasso medio di incremento annuo ai minimi storici, pari a +0,53%.
Pertanto, alla luce di quanto sta accadendo, un investitore potrebbe ancora essere attratto dall’azionario cinese? “Noi riteniamo che la regione offra comunque delle interessanti prospettive. Infatti per creare ricchezza e per mantenersi competitivi a livello mondiale, le autorità continueranno ancora a supportare l’innovazione tecnologica, guidata da Intelligenza Artificiale, semiconduttori, automazione industriale e green energy. Tuttavia, il clima di incertezza oggi rende più complesso il processo di investimento e, per tale motivo, a nostro avviso la selezione delle aziende su cui puntare dovrebbe essere assegnata ad abili gestori locali”, conclude Calef.